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ANCONA - L’Italia in una regione. Le spiagge da Bandiera blu. Le dolci colline capaci di ispirare la penna del giovane favoloso. I borghi in cui si respira storia e cultura. E, ciliegina sulla torta, un testimonial come Roberto Mancini che ci invidiano in mezza Europa (dopo averla conquistata sul campo nella finale di Wembley), cosa che appone un ulteriore sigillo di qualità ad un pacchetto all inclusive. Tutto molto bello. Ma a che serve avere i “gioielli della corona” se poi nessuno viene a vederli perché non ci sono – o comunque, non in numero adeguato – strutture ricettive all’altezza di mercati a cui le Marche farebbero gola?
In troppi casi fermi agli anni ‘80, gli alberghi nostrani spesso e volentieri scoraggiano il turista medio-alto, e questo scetticismo è stato toccato con mano anche in una delle vetrine più importanti, l’Expo di Dubai (dove le proposte dei vari settori hanno ammaliato i partecipanti), dove influenti personaggi dell’emirato hanno manifestato perplessità sulla qualità degli hotel delle Marche. Un altro aneddoto della serie “bello, ma non ci soggiornerei” lo racconta Ludovico Scortichini che, in qualità di ceo di Go World e presidente del Gruppo Turismo di Confindustria Marche, del settore ne sa più di qualcosa: «Abbiamo tentato di far venire un volo dal mercato israeliano, circa 280 persone di medio-alto livello. Il primo requisito richiesto era quello di poter alloggiare in hotel 5 stelle. Poi, quando dici che ce ne sono solo tre e non hanno la capacità di assorbire neanche quell’unico volo, si perdono importanti possibilità di business».
Ecco in poche parole il problema. Nelle Marche ci sono infatti soltanto tre hotel 5 stelle: due a Pesaro – l’Excelsior ed il Grand Hotel Vittoria – e Villa Lattanzi a Fermo. E c’è in embrione il progetto di realizzarne un altro a Numana. Si dirà: i 5 stelle li sceglie solo l’1%, i più ricchi tra i ricchi.
Ma tanto c’è ancora da fare e la Regione sta valutando un ulteriore bando – l’ipotesi è di mettere a disposizione tra i 20 ed i 30 milioni – aperto a tutte le strutture ricettive, con semplificazione dell’iter burocratico per limitare al minimo la documentazione necessaria.
Inoltre, uno dei cavalli di battaglia della giunta Acquaroli riguarda il concept dell’albergo diffuso, specialmente nei borghi. Il problema di base, però, per ora resta. Ed a spiegarlo è l’occhio clinico del professore: «Una delle carenze che spesso emerge è la mancanza di strutture di alto livello, quindi ci sono alcuni segmenti di mercato che preferiscono andare a Rimini, per esempio» fa notare Valerio Temperini, docente di Marketing dei servizi all’Università Politecnica delle Marche.
«Ora purtroppo stiamo vivendo questo evento catastrofico dell’invasione dell’Ucraina - aggiunge il docente dell’Università Politecnica delle Marche - ma un segmento di riferimento sarebbe quello dei russi, fascia di mercato molto interessante per noi, che però si fa fatica a convincere, dal momento che preferiscono gli alberghi 5 stelle. Bisognerebbe migliorare anche la cultura dell’accoglienza, la gestione della clientela ed investire nella qualità del servizio».
Uno spiraglio di ottimismo arriva dal direttore di Confcommercio Marche Centrali, Massimiliano Polacco, secondo cui «le Marche sono notevolmente cambiate negli ultimi dieci anni. Tutta la ricettività alberghiera, che era nata negli anni Sessanta e che faceva riferimento al turismo balneare, si è rinnovata. All’interno delle città più importanti, come ad esempio, Ancona, Senigallia e Pesaro, sono nate nuove attività ricettive di grande qualità. Chi si lamenta, non conosce a fondo i nostri alberghi».
Ma si può fare comunque di più e, per questo, «come Federalberghi abbiamo fatto uscire un bando nazionale da 600 milioni di euro per riqualificazione strutture ricettive». Venire incontro ai desideri degli ospiti può essere la nuova sfida da vincere. Una postilla su cosa serva al settore la aggiunge, infine, Scortichini: «La promo commercializzazione va fatta insieme perché l’ente pubblico ha le risorse ed i privati hanno la capacità progettuale. Questa è la formula vincente che come Go World sperimentiamo in molte regioni al di fuori dell’Italia e speriamo che la nuova Agenzia per il turismo e l’internazionalizzazione delle Marche porti ad una maggiore collaborazione».
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Corriere Adriatico