ANCONA - Non si ripete il miracolo del piccolo Samuel e degli altri otto sopravvissuti alla valanga che ha sommerso il resort delle vacanze sul Gran Sasso, salvati tra...
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«Vorremmo partire ma c’è troppa neve, aspettiamo che liberino la strada». Invece è arrivata la valanga, con la potenza di quattromila tir carichi di neve e alberi sradicati. L’apocalisse bianca d’Abruzzo restituisce ormai da quattro giorni solo corpi senza vita, con l’eccezione dei tre cuccioli di pastore abruzzese trovati vivi l’altro ieri dalle squadre di soccorso, un timido raggio di sole che aveva scaldato i cuori e riacceso un minimo di speranze. Ma di vite umane, in quel sarcofago di ghiaccio, tronchi e cemento, non se ne trovano più. Si continua a tirare fuori cadaveri di ospiti e dipendenti dell’albergo, 24 in tutto, 10 ancora da identificare, mentre restano 5 dispersi.
Ancora nessuna notizia certa sulle sorti degli altri quattro marchigiani che erano al Rigopiano mercoledì pomeriggio, quando la troppa neve e le scosse di terremoto hanno scatenato il finimondo: i coniugi osimani Domenico Di Michelangelo, poliziotto di 41 anni, e Marina Serraiocco, commerciante di 37, genitori del piccolo Samuele; il pilota d’aereo Marco Tanda, 25 anni di Gagliole, ed Emanuele Bonifazi di Pioraco, 31 anni receptionist del Rigopiano. «Non ci fermeremo fino a quando non avremo la certezza che non ci sia più nessuno sotto le macerie o sotto la neve - garantiva ieri dal campo base di Penne il funzionario del Dipartimento della Protezione Civile Luigi D’Angelo - Dobbiamo continuare a cercare fino alla fine. Si sta scavando nel cuore della struttura nella zona tra le cucine, il bar e la hall. Fino a quando non avremo trovato tutti andremo avanti».
Un impegno morale che purtroppo non basta a restituire troppe speranze ai familiari dei dispersi, ormai da sei giorni in veglia continua tra l’ospedale di Pescara e il quartier generale dei soccorsi a Penne. Gli ultimi sette corpi li hanno estratti dal bar dell’hotel, ormai un camposanto traforato dalle sonde dove centinaia di soccorritori continuano a scavare rischiando la vita. Il bilancio dei sopravvissuti marchigiani resta fermo a Samuele, 7 anni, tirato fuori in buone condizioni dal bunker di cemento che aveva resistito alla valanga, chiuso con altri tre bambini nella sala da biliardo, con scorte di Nutella e bottiglie d’acqua a volontà. È stato dimesso ieri dall’ospedale Santo Spirito di Pescara, dopo un’emozionante videochiamata con Paulo Dybala, attaccante della Juventus, la squadra di cui è tifoso. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico