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Maggio e giugno sono di solito i mesi dove gli allevatori marchigiani fanno salire pecore, cavalli e bovini in quota. Una grande tradizione dell’Appennino come lo testimonia il recente accordo di partenariato che coinvolge le Marche con le regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Piemonte, Puglia e Veneto in “Parchi, pastori, transumanze e grandi vie della civiltà” iniziativa nell’ambito del progetto “Parcovie 2030 nel programma Terre Rurali d’Europa della programmazione europea Agenda 2030”.
Iniziativa che valorizza le vie della transumanza nel quadro del riconoscimento da parte dell’Unesco nel 2019 come patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
La sostenibilità
Lo scopo è di tracciare queste vie millenarie e collegare a questi percorsi tutti i giacimenti culturali, turistici, ambientali ed enogastronomici dei territori, disegnando attraverso i ‘tratturi’, le vie della transumanza, la storia millenaria delle regioni e dell’Italia e far diventare «quella che un tempo era un’attività tra le più faticose e umili, un elemento di grande ritorno di economia e turismo sostenibili, e di evoluzione ecologica delle aree interne e dei territori montani».
La partenza
Mentre sui Sibillini, la salita è stata fatta nel corso del mese di maggio, nell’alto pesarese, la “monticazione” è programmata per il prossimo 12 giugno. La partenza all’alba dalle terre dell’azienda agricola Mochi con gli animali scortati, come al solito, da una decina di uomini a cavallo ed un’altra dozzina a piedi. La prima tappa alle 6.30 nel centro di Piobbico dove curiosi e turisti sono invitati al raduno. Si tratta di una passeggiata non facile ma che si fa con calma. La meta è a quota 1500 metri che si raggiunge in meno di sei ore per arrivare verso le ore 11 al rifugio Corsini dove è organizzata una grande festa all’aria aperta con pranzo e musica fino al tramonto.
Dietro al folklore, tuttavia, c’è una consolidata strategia economica. «La monticazione – spiega Pasquale – ossia l’atto di portare le bestie nei pascoli sui monti, consente di variare e di arricchire la loro alimentazione. L’erba del Nerone ha un valore nutrizionale migliore e il fatto di essere lasciate allo stato brado rigenera le bestie, procura loro un benessere che ha delle conseguenze sulla carne quando le macelliamo». Un andirivieni stagionale che si traduce in una carne tipica, saporita e sicura. Qualità di cui sono ben consapevoli i gruppi di acquisto sparsi ovunque in Italia e in Europa che cercano allevamenti che praticano la transumanza e spesso vogliono assistere al viaggio degli animali. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico