Terremoto, Ussita dice no al mare «I nostri sfollati nei bungalow»

Terremoto, Ussita dice no al mare «I nostri sfollati nei bungalow»
USSITA - La resistenza di Ussita poggia sui giovani. Sono in tanti all'assemblea sotto il tendone della Protezione civile in cui il sindaco esorta la popolazione a non...

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USSITA - La resistenza di Ussita poggia sui giovani. Sono in tanti all'assemblea sotto il tendone della Protezione civile in cui il sindaco esorta la popolazione a non andarsene, dopo il terremoto, dal paesino sulle montagne maceratesi attraversato e semidistrutto dalla faglia. «Se non vogliamo scomparire dobbiamo restare qui, lottare con le unghie e con i denti - dice Mauro Rinaldi -. Io non farò come Schettino, resto. Ce la possiamo fare». La gran parte della cinquantina di presenti - su nemmeno 400 abitanti - sembra pronta a seguirlo. La soluzione per il sindaco è stare nei bungalow e nei piccoli chalet dei due campeggi attrezzati di Ussita, che già alloggiano circa 250 ussitani. «Per un anno, finchè non avremo le casette della Protezione civile», dice, elogiandola per la velocità nei soccorsi. Molti proprietari delle abitazioni di legno e muratura dei camping le hanno messe a disposizione degli sfollati, ma Rinaldi è pronto a requisirle tutte con un'ordinanza.


«Ussita è zona rossa come Amatrice - spiega il sindaco -. Nessuno può tornare nella propria casa». Rinaldi vorrebbe che sulla costa, a Civitanova, andassero solo gli anziani. I giovani, invece, sono disposti a restare. «Ho un allevamento, dove volete che porti gli animali?», dice una ragazza. Francesco, 30 anni, ha il lavoro vicino Ussita e qui resisterà. Un altro giovane invece preferisce portare moglie e figlia al mare e farsi 200 km al giorno da pendolare. Il sindaco dice anche che «i bambini di Ussita non andranno a scuola a Civitanova come quelli di Visso», altro paese simbolo del sisma di due giorni fa, più grande e a 6 chilometri da Ussita. Sulla scuola l'assemblea applaude. Una scossa nitida ricorda a tutti il pericolo. Fuori del tendone fa già freddo tra la montagna e il fiume, in questa stazione turistica decaduta e ora affondata dal terremoto.


«Come si fa a vivere l'inverno nelle casette?», si chiede una donna. Il gelo e la neve arriveranno presto. La maggioranza però sembra decisa a non abbandonare Ussita, nel timore di non ritrovarla più. «Per tornare nelle proprie case ci vorranno 5-7 anni», avverte Rinaldi, «ma con l'aiuto della Protezione civile possiamo avere opere di urbanizzazione assieme alle casette» e intanto riaprire bar, farmacia, macelleria e il resto. «Il cimitero, il Comune e la chiesa non ci sono più», ricorda amaro il sindaco, «ma Ussita dobbiamo farla vivere, non dobbiamo mollare». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico