Ricollocato il cippo che segnalava il confine tra Stato pontificio e Regno delle due Sicilie sull’altura della Macera della Morte

I volontari con il cippo sistemato allo storico confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie
ASCOLI - Si sono svegliati alle 4 di mattina, si sono messi in marcia da quattro luoghi diversi, dalle frazioni di Umito e Colle Frattale di Acquasanta e da quelle di Colle e...

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ASCOLI - Si sono svegliati alle 4 di mattina, si sono messi in marcia da quattro luoghi diversi, dalle frazioni di Umito e Colle Frattale di Acquasanta e da quelle di Colle e Spelonga di Arquata, divisi in altrettanti gruppi, per ripristinare l’antico cippo numero 592, posizionato nel 1846 sull’altura della Macera della Morte, a quota 2.022 slm, che nell’Italia pre-unitaria segnava il confine tra lo Stato pontificio e il Regno delle due Sicilie.

Il confine che forse è durato più a lungo in Europa. Oggi, indica il punto di congiunzione di tre regioni: Marche, Abruzzo e Lazio.

 
Il team
Circa venti volontari hanno così compiuto la missione. Il termine in pietra, che anche nel recente passato è più volte rotolato lungo il pendio ed è sempre stato riportato in cima e ricollocato al suo posto, «è probabilmente caduto a causa del disgelo dopo le abbondanti nevicate» suppone Tania Cesarini, coordinatrice del progetto delle Mulattiere di Acquasanta, finanziato dalla Fondazione Carisap attraverso il Masterplan Terremoto, la quale ha dato impulso a questa lodevole iniziativa.

«Mi sono recata di recente nella zona perché dovevamo risistemare la segnaletica del sentiero che era caduta a terra e sostituire una palina nell’ambito del progetto delle Mulattiere di Acquasanta. Quella che passa per la Macera della Morte è la numero 15 che coincide con un tratto del Sentiero Italia del Cai che attraversa il territorio comunale di Acquasanta Terme e Arquata del Tronto. Ho notato l’antico cippo che era caduto in fondo al dirupo e mi è venuto in mente che si potesse e dovesse fare qualcosa per riposizionarlo nella sua sede originaria. Con l’aiuto di alcuni residenti della zona abbiamo quindi deciso di intervenire. Abbiamo ricevuto anche il sostegno di alcuni componenti dell’associazione di guide professioniste Piceno Mountain».


Il recupero


Il cippo era rotolato per circa cento metri lungo il pendio. L’intervento è durato un paio d’ore. «Lo abbiamo legato con delle corde e fatto risalire fino a riposizionarlo nella sua sede originaria. Abbiamo risistemato la buca dove era alloggiato ed abbiamo cercato di fissarlo ancora meglio. Sono state emozioni forti che testimoniano come è bello stare insieme, condividere e collaborare per un obiettivo comune. Testimonianza che progetti di valorizzazione e scoperta del territorio sono la giusta via per ripartire da quello che è un valore inestimabile: il territorio e le nostre comunità che lo abitano» ha concluso la Cesarini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico