Di Matteo (Soccorso Alpino): «Ma quante imprudenze. Con sandali e ciabatte vanno in cerca di guai»

Di Matteo: «Ma quante imprudenze. Con sandali e ciabatte vanno in cerca di guai»
Riccardo Di Matteo, lei è tecnico di soccorso alpino e responsabile della comunicazione del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico regione Marche: è stata...

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Riccardo Di Matteo, lei è tecnico di soccorso alpino e responsabile della comunicazione del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico regione Marche: è stata un’estate rovente anche per quanto riguarda gli interventi. 


«Abbiamo iniziato a maggio con l’alluvione e praticamente non ci siamo più fermati. Prima ci sono stati i soccorsi alle persone in cerca di funghi, poi a giungo sono cominciati gli interventi per gli escursionisti in difficoltà. Praticamente non ci siamo mai fermati».

 

Quattro mesi intensi: quanti interventi avete effettuato?
«Una sessantina, con particolare intensità tra luglio e agosto».

Una media di un soccorso ogni due giorni, dunque. Si è cercato refrigerio in montagna lontano dalle ondate di calore?
«È naturale che accada: purtroppo però molte persone affrontano la montagna con troppa leggerezza e soprattutto non utilizza abbigliamento e scarpe idonee per i sentieri».

Per esempio?
«Abbiamo soccorso escursionisti in ciabatte, sandali, scarpe basse con suole scivolose. Farsi male è un attimo. La montagna è bellissima, ma ha le sue regole: prima di affrontare un sentiero è bene seguire alcuni accorgimenti base».

Cosa consiglia a chi vuole trascorrere una giornata sui nostri monti?
«Intanto controllare le condizioni meteo. Sembra banale, ma molte persone si mettono in cammino sottovalutando i cambiamenti del tempo. Importante anche portare con sè uno zainetto che abbia il kit di pronto soccorso, un Gps o applicazioni cartografiche, occhiali da sole, acqua, integratori e un telo termico. Occhio alle calzature, con caviglia rigida e suola Vibram che aderisce al terreno».

Imprudenza e negligenza degli escursionisti per caso mettono a rischio gli stessi soccorritori. Si ricorda un intervento particolarmente pericoloso?
«Il 26 luglio sul monte Vettore. Un 39enne di Civitanova aveva perso il sentiero ed era finito in una zona molto impervia con pericolosi salti di roccia. Siamo riusciti a raggiungerlo con difficoltà, tanto che il primo elicottero non è riuscito a raggiungerci e abbiamo dovuto attendere due ore prima che il secondo potesse intervenire: abbiamo rischiato di trascorrere la notte lì». 

Il momento più drammatico?
«Lo scorso giugno, quando un alpinista ha avuto un malore in cordata ed è morto davanti agli occhi degli amici. Mentre l’elisoccorso ha calato il medico in parete con il verricello, le nostre squadre hanno raggiunto i compagni dello sfortunato alpinista per riportarli a valle».

Perchè si diventa volontario del soccorso alpino?
«Soprattutto per il desiderio di mettere a disposizione le proprie competenze tecniche in favore di chi potrebbe trovarsi in serio pericolo in montagna».

Molte zone, specialmente quelle più impervie, non hanno copertura della rete telefonica. Un accorgimento per essere più sicuri in caso di emergenza?


«Scaricare l’applicazione Georesq, che permette di inviare un allarme al Corpo nazionale di soccorso alpino comunicando percorso e posizione». Fin troppo facile per non attivarla prima di avventurarsi in montagna. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico