Il segretario regionale dimissionario Gostoli non fa sconti: «Congresso unitario impossibile nel Pd»

Il segretario regionale dimissionario Gostoli non fa sconti: «Congresso unitario impossibile nel Pd»
ANCONA  - C’è una spugna che vola nel ring del prossimo congresso regionale del Pd. Arriva dall’angolo di Giovanni Gostoli che getta a terra,...

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ANCONA  - C’è una spugna che vola nel ring del prossimo congresso regionale del Pd. Arriva dall’angolo di Giovanni Gostoli che getta a terra, polverizzandolo, l’ultimo diaframma tra la realtà dei fatti e il progetto vagheggiato e (falsamente) invocato da tutti per mesi: un nuovo segretario sostenuto da tutti i dem delle Marche come segnale di riscossa per un futuro non meglio precisato. Non che servisse uno specialista: le parole fuori dai denti volate tra Mangialardi e il comitato di Mastrovincenzo sono il paradigma quasi certo di un congresso in cui si è già persa frizione prima di mettere in moto la macchina. 

 


La notizia tecnica è che l’ultimo incontro disperato non si farà, Gostoli spiega di «aver maturato la consapevolezza, leggendo e ascoltando il dibattito di questi giorni, che non c’è agibilità politica per un congresso unitario. La volontà espressa da più parti a parole non coincide con i fatti, prima di tutto nei comportamenti e nelle azioni». E questo è quanto. Ma c’è di più, perché Gostoli entra - per la prima volta in pubblico – nel problema reale del Pd marchigiano e chiama le cose con il proprio nome: «Con sincerità verso il Pd penso che nei momenti più difficili una classe dirigente si unisce sulle cose da fare e non si divide sui personalismi». 


Perché anche questa volta è successo: il problema non è in Curti o Mastrovincenzo. E’ a monte, nei personalismi di chi c’è dietro. Si è mascherato da democrazia partecipata e pluralismo ma di questo stiamo parlando: «Serviva un congresso – continua il segretario dimissionario - capace di guardare fuori, non il proprio ombelico. Le divisioni indeboliscono qualsiasi linea politica e distolgono il partito dall’unica cosa che dovrebbe fare: un bagno di realtà. Aprire una fase nuova significava per il Pd marchigiano abbandonare i tatticismi e invece si continua come prima». Con un anno e due mesi in mezzo dal tracollo alle Regionali, una presa di coscienza micidiale che potrebbe anche portare il partito dritto a un commissariamento.

Se queste sono le premesse. Perché, analizza Gostoli c’è «il rischio che domani, ancora più di ieri, questa condizione allontanerà sempre più la passione genuina e disinteressata di tante donne e uomini, attivisti e volontari, che hanno sempre dato molto al partito senza chiedere nulla in cambio». E il Pd che vince nelle grandi città non si può certo permettere di lasciare per strada un pezzo della sua storia . «Considerate le premesse - conclude Gostoli - più che augurarvi un buon congresso vi auguro di ritrovare il buon senso e nel tempo la fiducia l’uno dell’altro. La scelta del segretario è importante ma prima di tutto occorre una sincera e profonda tensione unitaria della classe dirigente, in cui ognuno si assume un pezzo di responsabilità, all’interno una gestione collegiale e condivisa. Perché ci si salva tutti insieme, nessuno da solo».


Parole che fanno eco a quel che Gostoli ha detto in quella che poteva sembrare la penultima riunione condotta da traghettatore. (Un po’ scherzando e un po’ dicendo la verità: «Mi sto organizzando il funerale, credo nella vita anche dopo la fine, sono fiducioso»). Oggi che anche la fiducia è diventata una bottiglia vuota, il traghettatore si alza con un filo di sorriso che poi è l’ultimo paradosso di questa strana creatura chiamata Pd Marche: «Se mi chiedessero in che cosa consiste la differenza tra le due piattaforme che si stanno schierando in campo giuro che non saprei distinguerle». E con questo, da Pd-land è proprio tutto.

 

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Corriere Adriatico