Scoppia il caso vaccini: 45mila dosi al macero nelle Marche. Scaduti a fine aprile i primi tre lotti di scorte

Marche scoppia il caso vaccini: 45mila dosi al macero. Scaduti a fine aprile i primi tre lotti di scorte
ANCONA Ricercatissimi nella fase acuta dell’emergenza Coronavirus, al punto da gonfiare code chilometriche ai gazebo con il simbolo dell’Italia che rinasce con un...

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ANCONA Ricercatissimi nella fase acuta dell’emergenza Coronavirus, al punto da gonfiare code chilometriche ai gazebo con il simbolo dell’Italia che rinasce con un fiore. Negletti in questi tempi di cessato allarme, tanto più ora che l’Oms ha dichiarato conclusa la fase della pandemia. La repentina metamorfosi dei vaccini anti-Covid sta mandando letteralmente al macero scorte di siero accumulate previdentemente in tutta Italia, quando ancora Sars-Cov-2 faceva paura e lo stesso ministero della Salute, anche in tempi recenti, raccomandava di immunizzarsi per prevenire altre possibili ondate. Adesso che non si vaccina praticamente più nessuno (circa 150 dosi somministrate in tutta la regione ad aprile e solo un marchigiano su 4 protetto con quattro dosi) hanno già superato la data di scadenza interi lotti di flaconi conservati nei freezer del centro di stoccaggio dell’Inrca di Ancona. Il 23 aprile scorso sono arrivate al capolinea 15.780 dosi dello Spikevax Omicron 1 di Moderna, e alla fine del mese scorso stessa sorte è toccata a oltre 29.000 dosi di marca Pfizer. Più di 45mila unità di preziosissimo siero anti-Covid, fino a pochi mesi considerate alla stregua di un farmaco salvavita, sono destinate al macero. 

 


In congelatore

Oltre la data di scadenza, legata alle condizioni di conservazione (parliamo di vaccini mantenuti tra i -20°C per i Moderna e i -80°C per i Pfizer) al pari di altri farmaci i vaccini non sono più utilizzabili. E al centro di stoccaggio diretto dal dottor Massimo Di Muzio, responsabile dell’Unità operativa di Farmacia e Farmacologia clinica dell’Inrca, non sono arrivate indicazioni di eventuali proroghe di durata. «Una volta raggiunta la data di scadenza - ricordano all’Inrca qual è la prassi -, l’iter procedurale di qualsiasi farmaco prevede che non debba essere disperso nell’ambiente, perché può essere fonte di inquinamento, né gettato nella spazzatura o nel water, perché può diffondersi nei terreni e nelle acque. I farmaci devono essere smaltiti in appositi contenitori e inviati a ditte specializzate per il corretto smaltimento». Il destino dei vaccini scaduti è la termodistruzione, l’incenerimento controllato.

Le riserve

E sembra scontato - visto che cade praticamente nel vuoto anche l’invito degli esperti a proteggere almeno over 60 e soggetti fragili - che la stessa fine possa fare gran parte delle 293.500 dosi stoccate ora all’Inrca. Hanno un tempo di vita che a seconda dei lotti scade tra giugno prossimo e febbraio 2024. Il lotto più numeroso - 145.290 dosi Pfizer - scadrà a fine ottobre. Un tesoro sprecato, visto che i prezzi dei vaccini più evoluti, per quanto protetti da clausole di riservatezze, ballavano secondo indiscrezioni tra i 15 e i 20 euro, anche se poi con gli acquisti in blocco da parte dell’Ue forse si è riusciti a spuntare prezzi più bassi. Senza considerare poi i costi di conservazione, con l’energia necessaria per mantenere la catena del freddo.

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Corriere Adriatico