Rianimazioni, 59 letti in cantiere che avrebbero tenuto lontano la zona gialla. Il ritardo della protezione civile

I lavori per la nuova Rianimazione all'ospedale di Torrette
ANCONA - La sottile linea di demarcazione tra la zona bianca e quella gialla è tracciata dal tasso di occupazione dei posti letto negli ospedali. Con 18 ricoveri totali...

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ANCONA - La sottile linea di demarcazione tra la zona bianca e quella gialla è tracciata dal tasso di occupazione dei posti letto negli ospedali. Con 18 ricoveri totali – tre in terapia intensiva e 15 tra area medica e sub intensiva – le Marche sono ancora lontane dalle soglie fissate dal decreto varato giovedì dal governo Draghi, ma avrebbero potuto trovarsi in una condizione ancora migliore, soprattutto in quel segmento che più va in apnea con l’impennarsi delle ospedalizzazioni. 

 

 
L’inizio dell’emergenza
Quando la pandemia travolse le strutture ospedaliere tra marzo ed aprile del 2020, le terapie intensive nelle Marche erano 115 (più tre aggiunte in corsa). Non abbastanza per arginare il primo tsunami. Onde evitare che si ripetesse lo stesso drammatico copione, il governo aveva emanato, il 19 maggio dello scorso anno, il Decreto legge 34, aprendo i cordoni della borsa per permettere agli ospedali di aumentare il numero di posti letto intensivi. Nelle Marche, il dl si traduceva in un +105, da attivare prima che la recrudescenza del virus tornasse ad intasare i reparti. Così però non è stato, benché qualcosa si sia mosso.


I conti nei reparti
Se nel frattempo questa dotazione aggiuntiva fosse stata realizzata per intero, i posti totali sarebbero stati 223 e la soglia del 10% che fa scivolare in zona gialla, sarebbe scattata con un’occupazione di 22/23 posti in Rianimazione. Ora, invece, ai 118 posti standard, con il dl 34 ne sono stati aggiunti 5 all’ospedale di San Benedetto (i primi ad essere attivati già ad ottobre 2020) e 41 a Marche Nord - l’unica delle aziende ospedaliere a completare l’iter, decidendo di seguire un percorso proprio anziché quello del bando nazionale della Protezione civile –, per un totale di 164. Considerando la percentuale del 10%, lo scatto arriverebbe già con 16/17 posti occupati. 


Il fattore Civitanova
Va precisato però che, nel periodo di picco del Covid, il numero delle Rianimazioni era stato portato a 240, con circa 70 posti letto attivati al di fuori del dl 34, comprensivi dei 42 - potenziali e impossibili da rendere operativi tutti insieme – del Covid Hospital di Civitanova. Dunque, in caso di emergenza, c’è la possibilità di avere un cuscinetto che allontani la soglia critica. Ma è altrettanto vero che “l’astronave” di Bertolaso difficilmente riuscirà a reggere un terzo anno consecutivo in prima linea, con il personale dell’Area vasta 3 ormai allo stremo delle forze. Dunque è indispensabile farsi trovare pronti, ma per il completamento della dotazione del dl 34, con i 59 posti che mancano ancora all’appello, bisognerà aspettare il 2022. 


I nuovi spazi


Qualche traguardo, tuttavia, verrà raggiunto prima. Dei 38 letti in Rianimazione che avrebbe dovuto portare a casa l’azienda ospedaliera di Torrette (due dei quali al Salesi), 20 sono pronti e verranno collaudati a metà agosto (con due mesi di ritardo sulla tabella di marcia, ma comunque ormai prossimi al traguardo, al netto degli arredi per i quali sta partendo in questi giorni la gara), mentre per i restanti 18 si dovrà aspettare con ogni probabilità l’autunno. C’erano poi i 21 posti letto in più che avrebbe dovuto realizzare l’Asur negli ospedali di Fermo (14) e Jesi (7): di questi, sono partiti i cantieri per le quattro Rianimazioni al Murri che, da road map, avrebbero dovuto vedere la luce a luglio. Con ogni probabilità saranno pronti entro la fine dell’estate. I restanti 10 del nosocomio fermano era già previsto fossero completati per dicembre 2021, mentre i sette di Jesi, di più complessa realizzazione, hanno la deadline fissata a luglio 2022. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico