Marche da primato nazionale: sono artigiane 3 imprese su 10

La media italiana è del 23%, qui si sfiora il 30. Nel 2022 attive più di 40mila ditte Il manifatturiero nella nostra regione impiega un quarto del totale degli addetti

La media italiana è del 23, qui si sfiora il 30. Nel 2022 attive più di 40mila ditte Il manifatturiero nella nostra regione impiega un quarto del totale degli addetti
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MACERATA - Ogni dieci imprese attive nella nostra regione ce ne sono tre che stanno sul mercato grazie al saper fare e alla creatività di imprenditori-produttori. Le Marche si confermano anche per il 2022 la regione più artigiana in Italia, con un’incidenza del 29,8% sul totale delle imprese attive, molto più rispetto al 23,3% della media italiana. Numeri record anche per gli addetti dell’artigianato manifatturiero su addetti totale imprese, con il 10,8%, e per quota di occupati nell’artigianato sul totale degli occupati, con il 25,2%, quasi il doppio rispetto alla media nazionale, ferma al 14,8%.

 


Numeri emersi durante l’ormai tradizionale rapporto sull’andamento congiunturale del secondo semestre 2022 e previsionale del primo semestre 2023 presentato da Ebam, Ente Bilaterale Artigianato Marche, appuntamento organizzato quest’anno a Macerata. Dai nuovi dati di contabilità̀ regionale diffusi da Istat, nel 2021 il PIL in volume delle Marche è cresciuto del 7,0%, maggiore della media nazionale (+6,7%). «Tale variazione notevole è un parziale recupero - fa notare Ebam in una nota - della perdita dovuta alla crisi pandemica del 2020, e colloca le Marche all’8° posto tra le regioni italiane».


In calo sul pre-Covid


Le imprese artigiane registrate alla fine del 2022 nelle Marche sono 40.910, diminuite del 7,5% rispetto a quelle registrate alla fine del 2019, ultimo rilevamento prima del Covid. E le previsioni per il 2023 sono votate alla cautela e orientate alla stabilità; la condizione di attività̀ in aumento, tuttavia, è attesa prevalere su quella in diminuzione, pur con sbalzi notevoli tra settori. Il 31,4% delle imprese del tessile-abbigliamento prevedono attività̀ in aumento, lo stesso per servizi alla persona (26,4%), mentre per il settore calzature-pelletterie, ristorazione e trasporti la quota di imprese con previsioni di attività in calo si aggira attorno al 25%. Resta un cauto ottimismo che traspare dalle intenzioni di investimento di alcuni settorì, tra i quali legno-mobile e macchine e attrezzature (33,3%), lavorazioni metalliche-prodotti in metallo (31,7%), ristorazione (28,0%), calzature-pelletterie (25,7%). Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico