Produzione in costante crescita: meloni e cocomeri i preferiti dell’estate per battere la sete

Produzione in costante crescita: meloni e cocomeri i preferiti dell’estate per battere la sete
ANCONA - Nella competizione tra mezzelune dissetanti, se nel mondo vince il cocomero con una produzione di 197 milioni di tonnellate contro i 49 milioni di meloni, in Italia, sono...

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ANCONA - Nella competizione tra mezzelune dissetanti, se nel mondo vince il cocomero con una produzione di 197 milioni di tonnellate contro i 49 milioni di meloni, in Italia, sono quasi alla pari. Nel 2021, in campo, sono state raccolte circa 538mila tonnellate di angurie e 515mila di meloni. Una non gara legata alla versatilità del “Cucumis melo” apprezzato anche nella versione salata.

 


Gioielli marchigiani
E spiega forse il perché, nelle Marche, al 15esimo posto come regione produttrice, stravince la coltivazione del melone. Se l’anno scorso, ben 35 ettari erano riservati all’anguria (An 40%, Pu 22,8%, Ap 17,2%, Fm 17,2% e Mc 1%), il triplo sono stati dedicati ai meloni. Cioè 111 ettari suddivisi al 33,2% nel pesarese, al 29,3 % nel fermano e al 21,8 % nell’ascolano. Dati da leggere anche attraverso la lente della biodiversità e quella della domanda alle filiere commerciali. Nel caso delle Marche, esiste un effetto “mignon”. Sono i meloni e l’anguria di Massignano, dal 2016 nel repertorio della biodiversità dell’Assam. Gli agricoltori custodi sono Enzo e Ivano dell’azienda agricola ortofrutticola biologica Malavolta fondata 180 anni fa. Si trova nel “Rio Canale”, valle vicino a Campofilone che gode di un microclima favorito dagli effluvi dell’Adriatico poco distante. Spiegano che l’anguria è una coltivazione consolidata dal 1920 e quella del melone risale agli inizi degli anni ’50; che dedicano meno di un ettaro ai due prodotti ed il prezzo è intorno ai 3 euro al kg.

Ma spiegano anche che il meloncino non supera 1,5 kg e il cocomero, dalla buccia fine, non pesa più di 3 kg. Sono dei “mignon” che si sono sempre venduti bene a lo sono ancora di più con l’app “Malavolta Market” che consente di soddisfare tempestivamente ogni richiesta. Seppur non sia una coltivazione problematica, sono comunque quasi gli unici a produrli. «Perché come tutti i prodotti agricoli - osservano - dipendono dall’uomo che deve aver cura di conservare i semi, di preparare il letto idoneo per piantarli e ha l’esperienza del calendario della natura e della luna». In pratica, lavorano solo con semi autoriproducenti che curano nel vivaio aziendale. «Ed è questo che rafforza l’ambientamento - concludono - e spiega il perché raccogliamo fino a novembre».


Un successo garantito
Anche se il successo, questi orticoli “gioielli”, lo devono alla loro peculiare dolcezza. Chiamati “peponidi”, questi orticoli della famiglia delle cucurbitacee, parenti delle zucche, zucchine e cetrioli, che rientrano negli ortaggi a scorza dura sono in realtà una sfida per il consumatore fino a diventare “frutta” sulla tavola. Deve capire se hanno il sapore zuccherino giusto. Un “fai da te” che non riesce a sostituirsi al rituale dei cocomerai di una volta che prelevando un “tassello” del frutto verificano il gusto con il cliente ma trasformato il “grossista” in un intermediario incaricato di garantire qualità e sapori. Un cambio di passo che Marco Moretti e il figlio Nicola, laureato in gestione aziendale, hanno applicato a “La valle ortofrutticola”, l’azienda operativa da Cesanella di Senigallia. Dal 1986 è evoluta e si è adeguata alle richieste sempre più puntuali dei fruttivendoli e dell’Ho.Re.Ca.

«Il che è davvero palese nel caso del cocomero e del melone – osserva Nicola -. I fruttivendoli e i ristoranti si aspettano che possiamo garantire un ottimo grado zuccherino, che la polpa rimanga morbida, non si disfi e chi lavora nella IV gamma (prodotto confezionato e pronto al consumo), conta su di noi per avere un prodotto efficiente, ovvero con poco scarto».

 

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Corriere Adriatico