Marche, la danza della pioggia. Al nord la siccità avanza, nella nostra regione precipitazioni più alte della media

Marche, la danza della pioggia. Al nord la siccità avanza, nella nostra regione precipitazioni più alte della media
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ANCONA - Mentre nel nord Italia la siccità avanza e il Governo cerca di correre ai ripari con un decreto che detta disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica, nelle Marche piove più che nella media degli ultimi trent’anni e anche le temperature sono meno calde delle scorse primavere. Gli ultimi aggiornamenti del servizio Agrometeo dell’agenzia regionale Amap (ex Assam) sull’andamento climatico nelle Marche segnalano una media regionale della precipitazione giornaliera cumulata, dal primo dicembre al 26 aprile, superiore di 35 mm (+9,8 %) rispetto alla media 1991-2020. Restringendo il periodo di osservazione a partire dall’inizio dell’anno la precipitazione media regionale è di 321 mm, con un incremento del 21% rispetto alla media del trentennio 1991-2020. 

 


L’incognita


«Effettivamente si tratta di un dato incoraggiante in vista dell’estate che, climaticamente, è la stagione meno piovosa per le Marche - è l’analisi del dottor Danilo Tognetti, meteorologo dell’Amap -. C’è comunque da aspettare maggio, ultimo mese primaverile. Speriamo che le piogge si manifestino anche in questo mese, non come lo scorso anno quando maggio è stato molto caldo e secco». Al momento sono previste piogge per i primi giorni, compreso purtroppo il ponte del Primo maggio. Ma i modelli di previsione stagionale, ad oggi, non riescono ad inquadrare l’evoluzione per il mese, quindi resta l’incertezza su quello che sarà l’apporto delle piogge di maggio. La speranza del servizio Agrometeo - i cui bollettini sono particolarmente attesi dagli imprenditori agricoli - è che non si verifichino blocchi anticiclonici prolungati.


Il saldo positivo


La domanda che tutti si pongono è se la situazione pregressa di deficit idrico nelle Marche, nonostante gli ultimi quattro mesi di saldo positivo nelle precipitazioni, sia tale da far temere ancora per la siccità. Gli esperti meteo dell’Amap utilizzano un indice, Standardized Precipitation Index (SPI), che studia la siccità per diverse scale temporali: quello a un mese registra accumuli di siccità o umidità recente, lo Spi a tre mesi descrive andamenti di tipo stagionale, quello a 12 mesi monitora siccità annuali e prolungate. «Al momento - osserva Tognetti - sembra che siamo rientrati da sofferenze dovute a carenze di precipitazione su tutte le scale temporali considerate. Infatti, per il 2023, non si osservano “sconfinamenti” verso le classi di siccità. Questo vale per tutte le province, anche quelle meridionali».


Proprio il Piceno, che dopo il terremoto del 2016 sconta problemi gravi di deficit idrico per la frattura di importanti falde, guarda con piacere alla neve che a fine aprile imbianca ancora i Sibillini, garantendo una maggiore riserva di risorse idriche in vista dell’estate, con lo scioglimento del manto rallentato dalle temperature più fredde del normale. «Come quantitativo di precipitazione dei primi 4 mesi dell’anno - è l’analisi del dottor Tognetti -, il 2023 sta assomigliando un po’ agli anni 2013 e 2016 in cui non ci sono stati particolari problemi di siccità. Ma molto dipenderà dall’andamento delle precipitazioni di maggio e dell’estate. Non si dovranno verificare periodi secchi troppo prolungati nel tempo perché in tali occasioni, diminuendo il contenuto idrico degli strati superficiali dei suoli, si amplificano gli effetti delle ondate di calore».


Il fabbisogno


Difficile dire quanto ancora dovrà piovere, in primavera, per scongiurare nelle Marche i rischi di un’estate segnata dalla carenza idrica. Al Servizio Agrometeo dell’Amap stimano però che ci vorrebbe un maggio un po’ più piovoso della media, con una precipitazione mensile intorno agli 80-90 mm. Se poi le piogge si distribuissero, senza fenomeni estremi, anche nella primissima parte di giugno, sarebbe ancora più utile a contrastare il deficit idrico. Anche il dato della temperatura media di aprile (-1,5° rispetto al trend 1991-2020) è in controtendenza rispetto agli ultimi anni, considerato che l’ultimo mese più freddo della media era stato aprile 2022. La temperatura da inizio anno, osservano all’Amap, resta comunque più calda del normale (+0,6 °C rispetto al 1991-2020) e se consideriamo gli ultimi 12 mesi (maggio 2022- aprile 2023) la media regionale di 15,4°C rimane ampiamente la più calda degli ultimi 60 anni (+1,5°C rispetto al 1991-2020). «Speriamo che il valore di aprile segni l’inizio di un periodo un po’ più fresco, in linea con la media climatologica - è l’auspicio di Tognetti -. Non sarà facile perché sono ormai 111 mesi consecutivi, da dicembre 2013, che la nostra regione sperimenta periodi di 12 mesi più caldi della media».
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Corriere Adriatico