Marche, troppa pioggia sugli alveari: crolla la produzione di miele. L'allarme di Coldiretti

A primavera produzione azzerata per millefiori e acacia, poi la ripresa estiva

Marche, troppa pioggia sugli alveari: crolla la produzione di miele. L'allarme di Coldiretti
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ANCONA Quando la siccità (nel 2022), quando le piogge torrenziali (quest’anno). Due annate davvero complicate per gli apicoltori marchigiani, con una produzione di miele che in quest’ultima stagione sta soffrendo le ondate di maltempo che si sono succedute nella prima parte dell’anno. Una primavera da dimenticare, mitigata da un’estate un po’ in ripresa ma senza picchi, per un bilancio complessivo viene definito “disastroso”. Coldiretti a livello nazionale ha stimato un calo produttivo del 70%. Per le Marche la stima è più articolata. Tra aprile e maggio la pioggia ininterrotta per settimane, con tanto di alluvione, insieme a vento, temperature sotto la media stagionale e grandine, hanno azzerato la produzione di miele di acacia e di millefiori primaverile. Per far sopravvivere gli alveari, gli apicoltori sono ricorsi ad alimentazioni di salvataggio con acqua e zucchero. Per fortuna la produzione si è ripresa tra luglio e agosto.  


L’espansione


Secondo un’elaborazione di Coldiretti Marche su dati dell’Osservatorio nazionale rispetto allo scorso anno si stima un calo del 44% della produzione di miele di coriandolo, stabile il girasole con 9 chili ad alveare mentre è raddoppia la produzione di millefiori estivo (14 kg/alveare). Il clima impazzito colpisce un settore in espansione. Negli ultimi 5 anni nelle Marche l’apicoltura è cresciuta sia nel numero di operatori, ad oggi oltre 3.300 (+32% rispetto al 2018) sia nel numero di alveari (oltre 75mila, +61%). «La minor produzione di miele - sottolinea una nota di Coldiretti - arriva a scapito anche dei consumatori con l’arrivo sugli scaffali di prodotto estero, provenienti anche da Paesi che non sempre brillano per trasparenza e sicurezza alimentare tra campi trattati con pesticidi vietati in Italia e coltivazioni ogm». Trasparenza che invece i consumatori possono trovare in etichetta dove la tracciabilità è obbligatoria. «La parola Italia - spiega ancora Coldiretti - deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi. Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione Paesi.
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Corriere Adriatico