Piano socio sanitario, eccolo qui: senza personale sarà scatola vuota

La Regione sta presentando al settore la bozza del documento con le linee d’indirizzo per il 2023/2025 Si punta sulle cure di prossimità. Ma con la carenza di medici e infermieri, rischio cattedrali nel deserto

Piano socio sanitario, eccolo qui: senza personale sarà scatola vuota
ANCONA - Il documento programmatico per eccellenza. Quello che traccia le linee di indirizzo - da declinare poi con delibere di giunta o leggi da approvare in Consiglio regionale...

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ANCONA - Il documento programmatico per eccellenza. Quello che traccia le linee di indirizzo - da declinare poi con delibere di giunta o leggi da approvare in Consiglio regionale - su cui dovrà muoversi, almeno per il prossimo triennio, la sanità post riforma approvata lo scorso agosto. Quella, per capirci, che ha azzerato Asur e Marche Nord, e creato le 5 Ast provinciali. Parliamo del Piano socio sanitario 2023-2025, che la Regione sta presentando proprio in questi giorni agli stakeholder del settore. 

 


Gli obiettivi


È l’atto più importante su cui si sta cimentando al momento la giunta Acquaroli, che punta a farlo approvare dall’assemblea legislativa entro l’estate. Nella bozza che sta circolando, vengono enucleati i programmi strategici fissati in 8 punti: si va dal potenziamento dei sistemi di prevenzione e sicurezza sul territorio (per programmare azioni concrete di intervento per prevenire le maggiori criticità in caso di situazioni di emergenza, fragilità o cronicità) all’assistenza territoriale, con ampliamento dei servizi di prossimità domiciliare e delle cure intermedie «per rendere disponibili servizi e trattamenti in modo diffuso e in tempi ragionevoli», specifica il documento. Ci sono poi i capitoli macro sull’assistenza ospedaliera - con la «rimodulazione delle reti cliniche, il recupero della mobilità passiva e il potenziamento delle aree disagiate» - e sul governo dei tempi di attesa. Seguono lo «sviluppo dell’assistenza farmaceutica, della protesica e dei dispositivi medici», la «digitalizzazione del Ssr», l’adeguamento infrastrutturale in applicazione del Pnrr , la «qualificazione del personale e la valorizzazione della ricerca».

Dichiarazioni d’intenti a cui poi bisogna dare sostanza. Prendiamo ad esempio uno dei capitoli principali: quello delle strutture territoriali che dovrebbero portare al modello di sanità di prossimità su cui ha sempre battuto la giunta Acquaroli. «All’interno del progetto per il Pnrr - si legge nella bozza - la Regione Marche intende istituire i Distretti coerentemente con gli standard previsti». E cosa prevedono questi standard? Almeno una Casa di comunità hub ogni 40mila-50mila abitanti (più Case di comunità spoke e ambulatori di medici di base e pediatri); un infermiere di famiglia ogni 3mila abitanti; una Unità di continuità assistenziale (composta da un medico e un infermiere) ogni 100mila abitanti; una Centrale operativa territoriale ogni 100mila abitanti e un Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto ogni 100mila abitanti.


I buchi


Lo standard di personale di una Casa di comunità hub è di 7-11 Infermieri, un assistente sociale, 5-8 unità di personale di supporto (sociosanitario e amministrativo). Per gli Ospedali di comunità, invece, siamo su 7-9 Infermieri, 4-6 operatori sociosanitari, 1-2 unità di altro personale sanitario con funzioni riabilitative e un medico per almeno 4,5 ore al giorno 6 giorni su 7. Con i fondi dedicati del Pnrr si andranno a finanziare 29 Case di comunità (6 da costruire e 23 da ristrutturare) per 48,4 milioni di euro e 9 Ospedali di comunità (3 da costruire e 6 da riconvertire) per 23,1 milioni di euro.

La domanda sorge spontanea: con la rete ospedaliera già in sofferenza per la carenza di medici ed infermieri, dove si andrà a pescare il personale necessario per renderle operative? Il rischio è che restino cattedrali nel deserto. Di qui, l’importanza della sostanza che dovrà essere data ad un Piano socio sanitario che, per ora, resta sulle belle intenzioni.

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Corriere Adriatico