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MONTECAROTTO Un gigante dai piedi di argilla, Terre Cortesi Moncaro. È bastato un cambio burrascoso ai vertici del Cda, con tanto di chiamata ai carabinieri della nuova socia di capitale abruzzese, per far emergere le difficoltà di bilancio (soprattutto finanziarie) della prima cooperativa vitivinicola delle Marche.
Azienda riferimento per il settore
Un’azienda che per molti aspetti è un punto di riferimento per l’intero settore. Innanzitutto, per il suo fatturato commerciale che vale 30 milioni di euro divisi tra lo sfuso (13) e l’imbottigliamento (17) di cui 7 milioni in export. L’etichetta Moncaro è presente nella distribuzione organizzata di 40 paesi e realizza un milione di euro extra Ue dove spiccano la Cina (160mila euro) e il Giappone (450 mila). Poi, dal punto di vista enologico, Moncaro colleziona premi e riconoscimenti. Solo l’anno scorso i suoi vini hanno conquistato quattro medaglie d’argento a Bruxelles, una d’Oro a Londra e 5 dei suoi vini si sono posizionati nel 5Star Wines-The Book, la selezione che accompagna nel mondo il brand Vinitaly.
Il palmares
Proprio questo palmares di primo piano ha spinto Ismea, l’istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare, a firmare con Terre Cortesi Moncaro un accordo di investimento per 2,4 milioni di euro, presentato nell’aprile 2023 nella ribalta internazionale del Salone Vinitaly di Verona.
Moncaro è anche la prima cantina ad aver investito nell’agricoltura biologica e ogni anno dedica alla R&S il 3% del fatturato. È l’azienda che privilegia le collaborazioni con le maggiori università e i centri di ricerca. «Perché – sostiene - mira a diffondere nelle Marche una cultura dell’innovazione». Il che la pone come capofila regionale nella ricerca agronomica ed enologica. Di fatto, nel quadro del progetto denominato “Nuove tecnologie per il Food Wine del Made in Italy” sostenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico e anche dalla Regione Marche, la cooperativa (che si è impegnata a investire oltre 7 milioni di risorse proprie per adeguare le cantine di Montecarotto, Camerano e Acquaviva Picena) coordina un progetto di 15,7 milioni per un’innovativa linea pilota per la produzione vitivinicola. Spazia dalla sperimentazione di processi flessibili, per incrementare l’efficienza produttiva all'introduzione di un registro digitale per la tracciabilità dei prodotti e la protezione da frodi.
Il recupero di C02
Introduce perfino tecnologie 4.0 per la riduzione degli scarti e il riutilizzo delle materie prime. Recupera ed utilizza l’anidride carbonica della fermentazione del mosto sia nel processo produttivo, sia per produrre alghe usate come fertilizzante in vigna. Infine, per mitigare gli effetti del cambiamento climatico sulle produzioni sta testando delle tecniche di conduzione per contrastare lo stress idrico e gli eccessi termici ed evitare perdite di produzione. Ma intanto, i debiti, hanno zavorrato i progetti di agricoltura del futuro.
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Corriere Adriatico