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Carlo Ciccioli, consigliere regionale in quota Fratelli d’Italia: il coordinamento marchigiano del partito sostiene compatto la sua candidatura alle Europee. È ufficiale dunque: correrà per Bruxelles?
«È ufficiale che dalle Marche, in modo compatto, il partito si sia ritrovato sul mio nome. Mi ha fatto molto piacere e non dubito che Roma confermerà l’indicazione del coordinamento regionale».
Le Marche non eleggono un parlamentare europeo dal 2004: da 1 a 10, quante chance pensa di avere?
«Seppur siamo una regione “piccola”, inserita in un collegio in cui Lazio e Toscana hanno sempre fatto la parte del leone, le congiunture in questa tornata elettorale sono molto favorevoli».
Tracci le coordinate.
«Considerati la compattezza a livello regionale anche di ambienti sociali ed economici vicini al partito, ed i sondaggi nazionali, posso sbilanciarmi e affermare che ai nastri di partenza mi presento con un livello sufficiente. FdI dovrebbe eleggere, secondo i sondaggi, ben 6 europarlamentari nel collegio Italia centrale e sicuramente c’è posto per uno delle Marche».
Nel 2022 è stato ad un passo dall'entrare nella giunta regionale, ma poi non è andata così: rimpianti o recriminazioni da fare?
«Nel 2022 è stata montata una polemica ad arte su alcune mie dichiarazioni certamente interpretabili malevolmente, assolutamente strumentalizzate. Non dagli alluvionati, ma dai politici. Le stesse persone che, privatamente, hanno sempre confermato come nelle mie parole non ci fosse alcun dileggio. È chiaramente mancata l’onesta intellettuale da parte di molti. Comunque, è un episodio che appartiene al passato».
L'eventuale elezione al Parlamento europeo rappresenterebbe una rivincita?
«No, non sono animato da questo sentimento. Sarebbe, invece, un motivo di orgoglio per FdI e per le Marche. Sono sempre stato un uomo schierato: non ho cercato mai la gloria personale e ho rinunciato a elezioni certe in Parlamento. Ho lasciato il Popolo delle Libertà, che ci aveva deluso, per fondare insieme a Giorgia Meloni, nel 2012, Fratelli d’Italia. Ho contribuito a portare il partito nelle Marche dal 2%, alla soglia del 30%».
Nel caso fosse eletto, quali sono le principali istanze regionali che porterebbe all'attenzione di Bruxelles?
«Abbiamo sempre detto che l’Ue, così com’è, non va bene. Diventare il gruppo maggiore in seno al Parlamento europeo significa essere della partita per la formazione della nuova Commissione. Una maggioranza affine e non ostile come quella attuale costituita sull’asse PPE-PSE. Se questo scenario sarà confermato, potremo rimettere mano ad alcune decisioni che hanno fortemente impattato anche sulle Marche».
Per esempio?
«Penso all’agricoltura e alla pesca, o alla necessaria transizione ecologica ed energetica».
Secondo i pronostici, alle Europee FdI staccherà di netto i suoi alleati di Governo: pensa che questo possa alterare gli equilibri all'interno della maggioranza a livello regionale?
«Nessuna ripercussione.
Corriere Adriatico