Arretramento della ferrovia, ma di cosa stiamo parlando? ​Se ne discute da oltre 40 anni e adesso la politica l’ha riportata in auge. Ecco come stanno le cose

Arretramento della ferrovia, ma di cosa stiamo parlando? Se ne discute da oltre 40 anni e adesso la politica l’ha riportata in auge. Ecco come stanno le cose
ANCONA - Se ne parla dal 1976, ma da 46 anni è rimasto praticamente lettera morta. L’arretramento della ferrovia Adriatica da Pesaro a Termoli è ancora...

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ANCONA - Se ne parla dal 1976, ma da 46 anni è rimasto praticamente lettera morta. L’arretramento della ferrovia Adriatica da Pesaro a Termoli è ancora all’anno zero, se non consideriamo l’idea messa nero su bianco dall’ordine degli Ingegneri di Ancona che ha scalfito il muro di una arretratezza infrastrutturale da cui le Marche sembrano non essere in grado di risollevarsi.

 

 

Un’opera rimasta nel limbo per troppo tempo, che non piaceva al Movimento 5 Stelle al governo, e rispolverata adesso che su tavolo c’è la decisione del ministero delle Infrastrutture di investire 5 miliardi di euro nel potenziamento e nella velocizzazione, a 200 chilometri orari, della strada ferrata che corre lungo il versante est. È la logica delle reti transeuropee, con il Corridoio Adriatico che si prepara a diventare un riferimento nazionale per il trasporto merci su rotaia e per le Marche significano 176 potenziali treni merci lungo la tratta. Ogni giorno, praticamente uno ogni 8-9 minuti. 


Il nodo da sciogliere
Il timore della Regione e dei sindaci del territorio è che vengano travolte economia e bellezza del territorio, tanto da far tornare in auge la questione arretramento anche mettendosi di traverso al progetto pesarese inserito in quei 5 miliardi già in Finanziaria. Progetto da 1,2 miliardi 1,2 miliardi che arretra la ferrovia dopo il passaggio di Gradara, seguendo il corridoio dell’autostrada. La stazione di Pesaro si sposterebbe lungo l’Interquartieri, in zona strada dei Cacciatori: un luogo strategico - sottolinea il sindaco Ricci - perché non lontano dal centro, in grado di intercettare persone e merci. Secondo il tracciato i binari passerebbero sotto l’Ardizio in una galleria per poi tornare a Fossosejore. E la politica in questi giorni ha battuto sul ferro caldo, cercando di estendere il confronto da Pesaro alle Marche. 


Il confronto
«Il ministero ci ha proposto un intervento che non tiene conto della visione complessiva - sottolinea Francesco Baldelli, assessore regionale alle Infrastrutture - e crea preoccupazioni, al territorio ed ai sindaci». Motivo per il quale il presidente della Regione Francesco Acquaroli ha invitato nelle Marche il ministro Giovannini per verificare la situazione e far comprendere le ragioni del territorio. «Non è intenzione della Regione polemizzare - insiste Baldelli -, stiamo chiedendo una riflessione sul percorso facendo squadra con le categorie e con i sindaci. Con 176 convogli a 200 km orari, di cui 100 generati dal porto di Taranto e 76 che partiranno dal porto di Gioia Tauro. In un contesto simile non può andare bene solo un bypass. Serve invece una visione complessiva di arretramento, ovvero di linea merci, perché 176 treni sono tantissimi».


Le responsabilità


Baldelli, da due anni assessore del governo Acquaroli, non fa sconti: «C’è una grave responsabilità: tranne l’ipotesi di arretramento dell’ordine degli Ingegneri non esiste un dossier sull’alta velocità delle Marche. Siamo all’anno zero in materia di infrastrutture ferroviarie. E bisogna stare molto attenti a quello che si va a realizzare, perchè si va a condizionare il futuro della nostra comunità per oltre un secolo. Il momento è molto delicato». Delicato a tal punto che i toni della politica si sono fatti sempre più accesi e si è finalmente arrivati a chiedere un preciso impegno da parte dei parlamentari per uscire da una situazione particolarmente difficile: una mobilitazione trasversale che arriverebbe come sempre a recinto aperto. Ma non si sa mai fosse la volta buona.


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Corriere Adriatico