Il fungo killer assedia il bio made in Marche: appello dei viticoltori alla Regione per contributi ad hoc

Il fungo killer assedia il bio made in Marche: appello dei viticoltori alla Regione per contributi ad hoc
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ANCONA - Le insistenti piogge dei mesi di maggio e giugno e le alte temperature e tassi di umidità di luglio stanno favorendo la diffusione di infezioni del “flagello dei vigneti”, la peronospora. Un fungo invisibile che procura ingenti danni vegetativi alle piante e sta mettendo in ginocchio specie chi ha fatto scelte di coltivazione naturale. «Lo scotto di chi lavora nel biologico e non è potuto intervenire per colpa delle piogge troppo frequenti - spiega Giorgio Savini, il presidente del Consorzio Vini Piceni - e quando lo ha fatto ha visto diluire gli unici prodotti di contatto come il rame. Il che danneggerà non la qualità del vino ma la quantità: dal 20% all’80%».

 


La lettera


Motivo per cui l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, il Consorzio Vini Piceni e Confagricoltura Marche hanno chiesto in una lettera indirizzata all’assessore regionale all’agricoltura, Alberto Maria Antonini di «aumentare, anche solo per quest’anno, la dotazione finanziaria per le coltivazioni viticole biologiche». In più di «farsi capofila tra tutti gli assessori all’agricoltura regionali per la questione della peronospora e delle altre fitopatie, quali la flavescenza dorata». Sensibilità che Antonini ha già mostrato al settore viti-vinicolo a cui ha riservato azioni a sostegno importanti, come la concessione aggiuntiva di carburante agricolo per trattamenti fitosanitari per le uve da vino e da tavola.


Gli interventi


«In un momento così pesante e difficile per i viticoltori che vedono, senza loro colpa alcuna, compromesso gravemente il risultato del lavoro di tutta una annata – sottolinea Federico Castellucci, il presidente di Confagricoltura Marche e della Federazione nazionale prodotto vino di Confagricoltura - vedere che l’assessore interviene mette in evidenza una sinergia sentita ed effettiva tra imprese e la pubblica amministrazione alla base di un valido fare sistema».

Anche perché, come ricorda Michele Bernetti dell’Imt «il bio rappresenta il 36% del mondo vitivinicolo marchigiano e sarebbe un ulteriore segnale di riconoscimento ad un distretto che ha fatto conquistare alle Marche il primato europeo e mette la nostra regione in Italia al primo posto per l’agricoltura biologica». Proprio nella logica secondo cui «non si tratta di una spesa ma di un investimento sul futuro» i tre presidenti chiedono un intervento «volto ad aumentare sensibilmente, per le coltivazioni viticole biologiche, anche se solo per quest’anno, l’ammontare dei contributi per quanti adottano o mantengono pratiche e metodi di produzione biologica (Bandi Misura 11, sottomisura 11.1 e 11.2)».
 

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Corriere Adriatico