Il governatore Francesco Acquaroli: «Un rimpasto? Non ci penso. Questa squadra è vincente»

Il governatore Francesco Acquaroli: ««Un rimpasto? Non ci penso. Questa squadra è vincente»
«Governatore Acquaroli, abbiamo superato il giro di boa di metà mandato: da 1 a 10, che voto ha voglia di dare a sé e alla sua squadra? ...

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«Governatore Acquaroli, abbiamo superato il giro di boa di metà mandato: da 1 a 10, che voto ha voglia di dare a sé e alla sua squadra?


«Voti non ne do, però sono molto soddisfatto della mia squadra anche se tutto può essere sempre migliorato. Ma considerato il contesto nel quale operiamo, caratterizzato prima dalla pandemia poi da eventi calamitosi, la crisi energetica e il rincaro dei costi, fortissima instabilità internazionale, non ho dubbi che i risultati conseguiti e la mole enorme di lavoro fatta ci pongano largamente sopra la sufficienza».

 
Dopo il via libera definitivo al Piano sociosanitario, la riforma del settore è completa. Liste di attesa e mobilità passiva sono i due nodi da sciogliere: qual è la vostra ricetta per provare a risolvere questi problemi?
«Finalmente Dipartimento, Ars e Ast potranno procedere con la riorganizzazione e gli atti aziendali. Sarà determinante la committenza e la capacità di rispondere al fabbisogno. Siamo consapevoli che le criticità figlie di una programmazione sbagliata sono forti in tutta Italia. Bisogna sopperire a una carenza di personale e a vincoli ormai obsoleti, come il tetto al costo del personale che ci impedisce di stabilizzare le risorse di cui avremmo bisogno». 
Avete approvato in giunta un’altra pietra miliare di questo anno: la legge sull’Urbanistica. Perché la reputa così importante e cosa cambia rispetto al passato?
«L’ultima legge sul governo del territorio risaliva al 1992. Abbiamo attraversato le più profonde trasformazioni del nostro territorio senza una legge in grado di governarne gli effetti. Penso ai grandi insediamenti industriali, artigianali e commerciali, penso all’urbanizzazione che negli ultimi 30 anni è avvenuta quasi sempre fuori dai centri storici, penso allo spopolamento delle aree interne e al sovraffollamento delle aree costiere. Tutto questo è stato governato senza visione d’insieme, e ciò ha comportato una crescita a macchia di leopardo con lottizzazioni iniziate e incompiute, aree urbanizzate e deserte, un consumo insensato del territorio che oggi aggrava anche gli effetti sulla tenuta idrogeologica. Adesso si cambia: tuteleremo il paesaggio e la sostenibilità, con il principio del saldo zero del consumo di suolo, ma garantiremo sviluppo e competitività».
Al rientro dalle ferie toccherà ad un altro caposaldo del vostro programma: il Piano delle infrastrutture. Qual è - tra le tante di cui hanno bisogno le Marche – l’infrastruttura da cui partirete?
«Le priorità sono tante, ma dopo l’Aeroporto ci concentreremo sul Porto, che ha un valore inestimabile per tutta la regione. Sono fondamentali anche le direttrici stradali alle quali stiamo lavorando su tutta la regione. Per la ferrovia Adriatica sarà fondamentale comprendere le decisioni dei vertici di Rfi, mentre sulla Orte Falconara ci sono gli investimenti del Pnrr». 
Il 2023 è stato l’anno della storica vittoria del centrodestra ad Ancona. Nel 2024 c’è l’appuntamento con un’altra roccaforte rossa: Pesaro. Quante chance ha il centrodestra di espugnarla? E cosa significherebbe per lei, anche in vista dell’eventuale riconferma nel 2025?
«Le amministrative sono una partita a sé stante. Sia nelle regionali (2020) che nelle politiche (2022) nella provincia di Pesaro Urbino abbiamo vinto noi nonostante le principali città marchigiane avessero un’amministrazione di centrosinistra, Pesaro compresa. I territori nella nostra regione, dove le realtà sono piccole, vivono dinamiche che non sono legate solo all’appartenenza politica, ma anche alle vicende territoriali. Molto dipende dai candidati e tutta la nostra coalizione è impegnata a sceglierne uno vincente, come accaduto ad Ancona».
Lo scorso anno ha perso tre dei suoi assessori, oggi in Parlamento. Ha sentito il contraccolpo? Valuta altri rimpasti?


«Il contraccolpo è stato positivo, perché oggi abbiamo tre marchigiani in tre ruoli chiave: il Commissario alla ricostruzione, il Presidente della commissione Agricoltura e il Vicepresidente della commissione Cultura, oltre agli altri parlamentari eletti. Tre persone che, proprio in virtù dell’esperienza maturata in Regione, conoscono bene le esigenze delle Marche e sono per noi un’opportunità in più per dare risposte. Non vedo possibilità di rimpasti: sono soddisfatto della mia squadra e continueremo a lavorare insieme, senza scossoni, per mettere a terra e completare le riforme di cui le Marche hanno bisogno».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico