Raddoppio ferroviario Orte-Falconara, il cantiere è pronto a partire. Ma c’è chi si mette di traverso

Pronto a partire il cantiere per la Orte-Falconara
ANCONA - Doppi binari, nuovo tracciato al costo di 382 milioni di euro con fondi Pnrr: cambia completamente la vallata della Gola della Rossa con i lavori, al via entro...

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ANCONA - Doppi binari, nuovo tracciato al costo di 382 milioni di euro con fondi Pnrr: cambia completamente la vallata della Gola della Rossa con i lavori, al via entro l’inizio del prossimo anno, nel secondo lotto del raddoppio ferroviario della linea Ancona-Roma. La tratta, infatti, verrà rivoluzionata, tra i Comuni di Genga e Serra San Quirico. Il progetto è stato redatto da Rfi, Rete ferroviaria italiana, ed era atteso da decenni per tentare di superare un isolamento infrastrutturale che ha condannato le Marche a restare fuori dai giochi e dalle partite più importanti.

 

Senza contare le difficoltà oggettive incontrate dai pendolari della tratta, per diversi chilometri a binario unico. E adesso che manca poco alla cantierizzazione affiorano le prime criticità, avanzate dai cittadini della zona che vogliono salvare 36 case destinate alla demolizione ed evitare l’impatto visivo causato dall’attraversamento della ferrovia in zona Palombare a Genga. L’obiettivo, in questa fase di dibattito pubblico, è quello di arricchirlo ascoltando le esigenze e le richieste dei residenti per arrivare alla variante del progetto.

Proviamo a percorrere questo nuova tratta vicino alle quattro corsie della SS 76 quasi ultimata, dopo troppi anni, ad eccezione del viadotto Mariani. Il tracciato ha inizio con l’imbocco della galleria Valtreara di Genga. Poi esce allo scoperto in via San Vittore, frazione Gattuccio, e prosegue con un viadotto, costituito da tre campate, per 210 metri. Dopo un breve tratto rialzato, si arriva alla nuova stazione di Genga: sarà costituita da un viadotto scatolare e delocalizzato dalla stazione storica che tutti conosciamo. In questa zona sorgerà una nuova piazza, tra la stazione vecchia e la nuova, con possibilità di introdurre attività commerciali e di ristorazione. In uscita dalla stazione il tracciato interseca via Marconi, procede con la galleria Genga e prosegue allo scoperto fino alla galleria Mogiano.

All’uscita di questa, ancora nel Comune di Genga, il tracciato incontra il secondo ponte ferroviario di 245 metri, a 8 campate e doppio binario. In uscita dal viadotto, superata la viabilità di accesso alla frazione Palombare e il ponte del fiume Esino, a Pontechiaradovo, si entra in galleria Chiaradovo. Quando si esce da quest’ultima il tracciato prosegue scavalcando la viabilità esistente e continua con un viadotto che consente l’attraversamento del fiume Esino. Poi entra in galleria La Rossa: qui verrà realizzata un’area di sicurezza in collegamento con il piazzale di emergenza gestito da Anas. Il tracciato passa poi sul viadotto sopra l’Esino per entrare in galleria Murano. L’ultimo tratto dell’intervento si inserisce in quello che è il percorso esistente della linea Orte-Falconara. Si entra nella stazione di Serra San Quirico e si conclude con il riallaccio alla linea storica, tramite il passaggio da doppio a semplice binario. 



Anche qui previste molte novità. Nella stazione gli spazi di sosta saranno ricollocati nelle aree ferroviarie a disposizione e nel piazzale, oltre al parcheggio, sono presenti due nuovi fabbricati ad uso delle tecnologie. Per fare tutto ciò si stima un intervento della durata di 1.130 giorni, entro il 2026. Tante le criticità che sono emerse in questa fase di Dibattito Pubblico che ha interessato i Comuni e le realtà dell’entroterra coinvolte. Per l’occasione si è costituito il Comitato Gola della Rossa. «In questo piccolo angolo del Parco, zona già martoriata per 17 anni dal raddoppio SS 76, il 12 gennaio è arrivata una condanna a morte attraverso la pubblicazione del progetto di raddoppio Orte Falconara che prevede la devastazione del territorio con infrastrutture da megalopoli e binari che attraversano i borghi, prevedendo l’esproprio di 36 unità abitative di famiglie che vivono nel territorio da generazioni» l’affondo del Comitato che ha proposto una variante per salvare le case e l’ambiente. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico