Ferrovia: due miliardi per Pesaro e Fano, poi i bypass di Ascoli e Civitanova

Ferrovie: due miliardi per Pesaro e Fano, poi i bypass di Ascoli e Civitanova
PESARO - Pesaro e Fano avranno le stazioni arretrate e potenziate, per un intervento complessivo da 1,850 miliardi. E subito dopo arriveranno due by pass per le Marche: tra Porto...

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PESARO - Pesaro e Fano avranno le stazioni arretrate e potenziate, per un intervento complessivo da 1,850 miliardi. E subito dopo arriveranno due by pass per le Marche: tra Porto San Giorgio e Grottammare e tra Porto Recanati e Civitanova.

La visita di Enrico Giovannini a Pesaro si conclude con tante buone notizie per le Marche e anestetizza le polemiche della vigilia, perché quando il ministro per le Infrastrutture e la Mobilità sostenibile racconta il progetto di velocizzazione e potenziamento cita anche Ancona e gli investimenti destinati al suo porto («come ad altri da nord a sud dell’Adriatico»), che sarebbero inutile senza una rete ferroviaria veloce e verticale (la linea Adriatica, appunto) e un’altra capace di garantire il collegamento con il Tirreno (la Orte-Falconara). 


Metodo super partes
Si tiene lontano dalle polemiche Giovannini, quasi meravigliato dal fatto che qualcuno possa pensare a un ministro sordo rispetto «ai disagi che porta una ferrovia potenziata» e che invece riconosce chiaramente. «Li affronteremo insieme ai presidenti delle Regioni interessate, con l’obiettivo di portare nuove risorse già nella prossima legge finanziaria». Marche comprese, con le quali il confronto non si è mai interrotto. E aggiunge una sottolineatura: «Vengo da Perugia e la presidente Tesei ha riconosciuto un metodo di lavoro e di dialogo che va oltre gli schieramenti politici». Sulla strada da Perugia a Pesaro, il ministro ha anche telefonato al presidente degli industriali di Ancona, Pierluigi Bocchini, al quale ha dato assicurazioni sull’uscita ferroviaria da porto di Ancona e sull’accelerazione necessaria per il potenziamento della Orte-Falconara. Ossigeno puro per l’incremento del traffico merci (ed anche dei passeggeri) al quale punta lo scalo marittimo dorico.


Giocarsi la Zes
E una volta a Pesaro, citando il porto di Ancona, Giovannini regala un’altra sottolineatura quando ricorda l’opportunità offerta dalla Zes, la zona economica speciale, per la quale «altre Regioni hanno già un commissario». Una prospettiva intelligente, che l’Abruzzo si è giocata con successo. Il ministro non perde l’aplomb nemmeno quando boccia irrimediabilmente un sentito dire di questi ultimi giorni: «Pensiamo a un arretramento ragionevole e ragionato della ferrovia adriatica, ma dico no chi pensa a una linea ferroviaria diritta, magari arretrata di trenta chilometri dalla costa, a congiungere Bologna a Lecce. E poi non capisco proprio a chi possa servire». 


Chi esulta e chi no


Usa la tecnica psicologica dell’immaginazione guidata, lui che è economista, statistico e un ministro tecnico, per spiegare quanto sia importante il potenziamento e la velocizzazione della linea adriatica in un contesto in cui la guerra russo-ucraina «ci costringe anche a riposizionare i mercati di riferimento, spostandoli verso i Balcani e l’Area Mediterranea». «Chiudete gli occhi», dice ai presenti, perché possano immaginare la cartina geografica dell’Italia e gli investimenti sulle reti ferroviarie che finora avevano tenuto da parte proprio l’asse est del nostro Paese e i collegamenti tra i due Mari. E quando dice che «diventa necessario distribuire lo spostamento delle merci su tutto il Paese», la sua sembra più di una promessa. Che fa gongolare i sindacati: «Gli industriali, anche quelli di Ancona, dovrebbero esultare per questo progetto», dice Roberto Rossini, leader della Cgil pesarese. 

 

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Corriere Adriatico