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ANCONA - Da binario dei veleni ed eterne contrapposizioni, a linea su cui costruire un «patto tra Regioni». L’evoluzione della parabola della ferrovia Adriatica passa per l’input arrivato dai due governatori di Marche ed Emilia Romagna Francesco Acquaroli e Stefano Bonaccini, che dal palco dell’assemblea di Confindustria Ancona - martedì a Senigallia - hanno espresso una comunione d’intenti per portare il trasporto su ferro del versante est dell’Italia nel terzo millennio.
Se la linea Adriatica deve diventare direttrice di riferimento nazionale ed europea per il trasporto merci, quei binari dell’Ottocento che si dipanano lungo la costa non possono andare bene. Finora, l’approccio dell’ormai ex ministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini era stato quello di realizzare i bypass dove la conformazione del territorio lo rendesse possibile e necessario.
Il nuovo corso
A partire da quello di Pesaro - già finanziato - da far proseguire fino a Fano (e forse a Falconara).
Il potenziamento
Il potenziamento dell’Adriatica, su cui sono già stati investiti 5 miliardi di euro, prevede il passaggio fino a 176 treni merci al giorno. Uno ogni otto minuti. Incompatibile, per rumore e frequenza, con binari che attraversano città e attività ricettive, impattando pesantemente sul turismo della costa. «Al contrario - prosegue l’assessore - la riqualificazione dell’attuale linea in termini di sostenibilità ambientale e trasportistica come metropolitana di superficie consentirà di riprogettare molti quartieri delle nostre città e, allo stesso tempo, di valorizzarne la funzione di trasporto pubblico locale nell’ottica di un sistema infrastrutturale vocato all’intermodalità e alla sostenibilità».
Un nuovo paradigma che vorrebbe abbandonare l’arretramento per bypass e guardare ad un progetto più omogeneo. Ma se il «patto tra Regioni» con l’Emilia Romagna - che si collega a quello con Abruzzo, Molise e Puglia che le Marche hanno costruito con la sottoscrizione del protocollo per il Corridoio Adriatico nel 2020 - è un primo passo in questa direzione, come si porta a casa un’infrastruttura che costa almeno 20 miliardi? «Come giunta ci siamo impegnati a diffondere fin dall’inizio la cultura del progetto, che era stata abbandonata colpevolmente da decenni - la ricetta di Baldelli -. Per realizzare opere importanti prima delle risorse è necessario avere una visione, partendo da idee e soprattutto progetti. Chi non progetta non può avere futuro». Ma la speranza è avere interlocutori a Roma più ricettivi ora che sugli scranni di Palazzo Chigi batte una bandiera dello stesso colore di quella regionale.
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