ANCONA - Intorno al 28%, con un margine di errore di due punti. Per gli aruspici che cercano di dare un perimetro al boom della Lega nelle Marche (e ovviamente in Italia)...
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Sono gli estremi più importanti del sondaggio con base Marche firmato da Tecnè, l’istituto di ricerca guidato da Carlo Buttaroni, in esclusiva per il Corriere Adriatico a 16 giorni dalle Europee. Che nella nostra regione avranno la corposa (e attesissima) appendice delle Amministrative per 155 comuni, tra i quali capoluoghi strategici come Pesaro e Ascoli. La lettura di Tecnè è in linea con i sondaggi nazionali con significativi aggiustamenti.
«La Lega resta la grande incognita di questa tornata elettorale -documenta Buttaroni - e il risultato che raccoglierà dipenderà da quanti andranno a votare. L’affluenza, mai come questa volta, sarà decisiva per la composizione della geografia politica». Poi Buttaroni si sofferma sul microcosmo Marche: «Della vostra regione, che guardo con attenzione da tempo, mi ha sempre colpito la chiarezza nell’espressione di voto. Invece questa volta riscontro un numero di incerti mai visto: oltre alle astensioni sicure annunciate al 26%, ci sono gli incerti al 13 e un altro 11% diviso tra chi ha scelto il partito ma non se andrà a votare e, viceversa, tra chi non ha scelto il partito e non sa se andrà alle urne. Tantissimo».
Una condizione emblematica che Buttaroni prova a leggere con strumenti sociologici: «Come se, nella società dei social e delle community, esercitare il voto sia meno importante che appartenere. E ovviamente il senso di indeterminatezza fa sì che i comportamenti elettorali possano cambiare velocemente. Se nel 2018 il nostro titolo di sintesi era “legami deboli e consenso provvisorio” nel 2019 andiamo verso un quadro più accentuato in cui il sentiment per il voto è piu determinante rispetto ad altri tipi di elezioni». Occhio quindi ai cambiamenti repentini, quelli dell’ultimo miglio «quello che va da casa al seggio» ironizza Buttaroni.
Che poi torna serio quanto contestualizza la volatilità delle preferenze collegandolo con il crac di Banca Marche, il terremoto, la settimana nera di Macerata nel febbraio di un anno fa. «È come se questi eventi avessero agito da catalizzatori, meglio, acceleratori del processo che ha ridotto l’inerzia già conosciuta». Poi c’è il vento nazionale, ovviamente, fattore che negli ultimi anni ha allargato la portata dei successi e delle sconfitte. «Attenzione però - distingue Buttaroni - la classifica finale nelle Marche è tutta da stabilire». «Il margine di errore, infatti, non ci consente di dire chi sarà davanti tra primo e secondo e, analogamente, tra secondo e terzo». Senza dimentare il Pd salito sulle montagne russe.
«Il Pd per ora sarebbe terzo - dettaglia il sondaggista - ma, per i motivi di cui sopra, non è escluso che possa recuperare. Oltre tutto, lo dico spesso, le Marche sono state tradizionalmente il laboratorio del ceto medio, un’Italia in sedicesimi. Un po’ come se da voi vedessimo accelerati i processi che vedremo nei prossimi mesi nel Paese. Si vive ancora bene ma il vero indicatore della crisi è il decadimento del ceto medio e la sua perdita di posizione economica e sociale. Uscito dalla crisi non ha migliorato la situazione e questo ha influito e influirà in maniera drastica, accelerata sul voto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico