Marche, 5 eccellenze per ripartire, ma Cassa Depositi e Prestiti avverte: «Bisogna fare squadra con Abruzzo e Umbria»

Marche, 5 eccellenze per ripartire, ma Cassa Depositi e Prestiti avverte: «Bisogna fare squadra con Abruzzo e Umbria»
Cinque eccellenze da cui ripartire adesso che si vede luce in fondo al tunnel del Covid inseguendo quattro grandi obiettivi. Sono le conclusioni del focus di Cassa Depositi e...

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Cinque eccellenze da cui ripartire adesso che si vede luce in fondo al tunnel del Covid inseguendo quattro grandi obiettivi. Sono le conclusioni del focus di Cassa Depositi e Prestiti guidato dall’economista Andrea Montanino e dedicato alle Marche.

Un lavoro che parte dalle crisi patite nel corso degli ultimi dieci anni (aggravate dagli eventi sismici) e proietta la regione in un futuro di ripresa possibile. Il lavoro del think tank del braccio operativo del ministero dell’Economia accende un faro su un’area già nobilitata nei mesi scorsi dall’apertura della sede territoriale di Cdp in Largo Sacramento ad Ancona giungendo ad alcune conclusioni già note e allargando il campo con osservazioni più articolate. 

 

Il punto di partenza

Intanto i punto di partenza. Che non possono prescindere dalla manifattura: colpita dalla crisi dei consumi, certo, ma anche pietra angolare della ripresa. Non si può prescindere da un settore che, in relativo, ha numeri e peso tra i primi in Italia. «Questa struttura, se accompagnata nelle sfide della transizione digitale e ambientale, sarà la principale leva a disposizione» sottolinea il focus. Poi l’agricoltura bio: «con oltre un quinto della superficie totale destinata al comparto, posiziona la regione al quarto posto in Italia». Una base per «consolidare e sviluppare ulteriormente un ruolo di spicco nel settore a livello nazionale». Quindi la varietà dell’offerta turistica che è un driver da anni cavalcato (e allargato) dalla Regione per poi passare al sistema della formazione («chiave essenziale sia per contrastare i fenomeni di spopolamento, sia per offrire alle imprese il capitale umano e la capacità innovativa di cui necessitano») e all’economia circolare («che vede le Marche ai vertici in Italia sia con riferimento alla gestione del ciclo dei rifiuti, sia in relazione alle esperienze di riciclo e di riuso in ambito imprenditoriale»).

I fattori chiave e le opzioni

Partendo da questi cinque settori ritenuti strategici, la Regione può sperare che gli attuali 42 miliardi di Pil prodotto (il 2,4% del Paese), possano diventare un punto di partenza e non di arrivo nei prossimi anni. Il settore della manifattura, in particolare, deve accogliere transizione digitale e ambientale e puntare su investimenti in innovazione e crescita del capitale umano «attraverso un solido terreno di condivisione» (l’esatto opposto di quanto sta accadendo nella guerra per bande delle territoriali di Confindustria, ndr) tra cinque soggetti: istituzioni, imprenditori e rappresentanze, finanza, ricerca e scuola. Le altre quattro eccellenze passano, allo stesso modo, da una valorizzazione smart delle peculiarità e allineano l’analisi di Cassa Depositi e Prestiti su un punto di arrivo preciso. Quattro le direzioni da perseguire: se il primo punto, quello degli investimenti in infrastrutture e logistica è ormai lapalissiano, il secondo - quello degli investimenti in digitalizzazione - rivela che fuori da Ancona, «le altre quattro della regione sono tra le peggiori venti province italiane per dotazione di infrastrutture digitali». Allarme rosso, tanto per capirci.

Il superamento del gap

Un altro sentiero evidente è quello «del superamento del gap tra aree interne e costa», terzo elemento indicato come opzione di sviluppo. Più sottotraccia è il quarto, «l’aumento della capacità di attrazione del capitale umano altamente qualificato, essenziale per accrescere l’innovatività del tessuto imprenditoriale». Ma la costruzione di un futuro più solido, secondo gli studiosi di Cdp, dipenderà in maniera cruciale da due aspetti: «il primo riguarda la capacità di fare sistema con le regioni limitrofe, in particolare l’Abruzzo e l’Umbria. Una visione comune nelle strategie amministrative e programmatorie di queste regioni, infatti, sarà importante per fare massa critica». Si cita l’esperimento azzeccato promosso dalla Fondazione Merloni (Hub Abruzzo, Marche Umbria) e poi la seconda leva: «Impiegare correttamente i fondi pubblici destinati agli investimenti nei prossimi anni, tra cui le risorse europee previste dal Recovery Fund».

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Corriere Adriatico