Tecnologiche e green, ecco le donne imprenditrici nelle Marche: ma la strada è sempre in salita

Tecnologiche e green, ecco le donne imprenditrici nelle Marche: ma la strada è sempre in salita
ANCONA - Le donne che fanno l’impresa. Ancora troppo spesso, la “pink economy” si trova a combattere con le difficoltà nella conciliazione dei tempi di...

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ANCONA - Le donne che fanno l’impresa. Ancora troppo spesso, la “pink economy” si trova a combattere con le difficoltà nella conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia e con la diffidenza delle banche nel concedere il credito per gli investimenti aziendali. Ma nonostante le criticità, figlie di pregiudizi che è complicato abbattere, l’imprenditoria declinata al femminile non solo resiste, ma dimostra lungimiranza e capacità di analisi nelle sfide del futuro, puntando su tecnologia e sostenibilità.

 

Dall’indagine condotta da Cna Impresa Donna e Donna Impresa Confartigianato, emerge come, a fine 2022, le imprese guidate da donne nelle Marche siano ben 33.141. di cui 3.512 con una titolare under 35. Quasi una su dieci. Ancora di più sono le donne straniere che hanno deciso di aprire un’azienda nella nostra regione: 4.733, pari al 12,4% di quelle capitanate da quote rosa. Imprenditrici straniere che operano soprattutto nel commercio e nella moda.

 


Tecnologiche e green 


In generale, le donne al timone scelgono di investire, più dei colleghi uomini, su transizione ecologica e digitale. Negli ultimi due anni, il 12% dell’imprenditoria femminile ha infatti scommesso sul green - contro il 9% di quella maschile - e il 14% su investimenti per la digitalizzazione (a fronte dell’11% raggiunto dalle quote azzurre). E c’è di più: a crescere sono state soprattutto le imprese nel mondo della tecnologia, lasciandosi alle spalle il luogo comune delle donne imprenditrici nei settori maturi e tradizionali. Infatti, secondo l’analisi di Cna e Confartigianato, in alcune attività di servizio definibili «ad alta intensità di conoscenza», le aziende femminili crescono di numero più intensamente di quanto avvenga per il complesso delle imprese: è il caso dei servizi di informazione e comunicazione (+10,5% le imprese femminili e +3,6% il totale), delle attività immobiliari (+13,0% contro +8,3%), delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+14,1% contro +8,4%), dell’istruzione (+15,4% contro +14,4%).

Ma sebbene il trend dimostri vivacità, «servono interventi delle istituzioni per far crescere ancora la presenza delle donne che fanno impresa - accendono i riflettori sul tema Donna Impresa Confartigianato e Cna Impresa Donna -. Le imprenditrici hanno dimostrato di essere più innovative e più attente ai valori della sostenibilità ambientale. È crescente l’impegno delle donne nei settori a maggior contenuto di conoscenza, ma non basta». C’è bisogno di uno scatto in più: «Servono una migliore formazione alle nuove tecnologie, un accesso più facile alle risorse finanziarie e una semplificazione delle procedure amministrative».

Quanto ai settori di riferimento, c’è una maggiore concentrazione di aziende guidate da donne nei servizi (65,3% contro il 56,6% del tessuto complessivo di imprese della regione) e nell’agricoltura (20,1% contro 17%), mentre scontano ancora una presenza molto bassa nel comparto delle costruzioni (3,1% contro 13,4%). Nella fotografia a luci ed ombre scattata da Cna e Confartigianato, c’è poi un dettaglio non trascurabile: in un anno, nelle Marche sono cessate 1.237 imprese femminili; dato che sale a 1.924 (di cui oltre 1000 solo nell’agricoltura, pari al 13%).

La ragione è legata anche al fatto che, per le criticità di cui sopra - diffidenza delle banche, difficoltà ad ottenere agevolazioni pubbliche e tempi di lavoro inconciliabili con quelli della famiglia - le aziende guidate da donne faticano di più a restare sul mercato. A tre anni dalla nascita, ne sopravvive il 79,3% contro l’83,9% delle imprese maschili. Dopo cinque anni, il tasso di sopravvivenza scende al 68,1% contro il 74,3% di quelle guidate da uomini. Un esempio plastico che rende evidente come, sebbene nel tempo molto sia stato fatto, ancora tanto, troppo, resti da fare per raggiungere una parità di genere nel senso più ampio dell’espressione.

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Corriere Adriatico