​Il virologo Menzo: «Nessun caso di variante Delta. Forse sta già circolando e non è stata rilevata. Servono test sui giovani». Ecco perché

Il virologo Menzo: «Nessun caso di variante Delta. Forse sta già circolando e non è stata rilevata. Servono test sui giovani»
ANCONA L’Aifa, agenzia italiana del farmaco, alza il livello di guardia sulle varianti e chiede di aumentare gli screening, così da intercettare tempestivamente la...

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ANCONA L’Aifa, agenzia italiana del farmaco, alza il livello di guardia sulle varianti e chiede di aumentare gli screening, così da intercettare tempestivamente la Delta che inizia a preoccupare anche l’Italia. Nelle Marche non è ancora stata individuata l’ormai famigerata mutazione proveniente dall’India, e questo nonostante i controlli vengano eseguiti su tutti i tamponi positivi dal territorio. Lavoro certosino reso possibile anche dall’esiguo numero di nuovi casi di contagio, assestatosi su poco più di 10 al giorno. 

 
L’esperto
Tuttavia, l’assenza della nostra regione dal novero di quelle che si sono già trovate la Delta in casa, non significa per forza che sia stata del tutto impermeabile finora. «Sui pochi contagi che ci sono, non abbiamo ancora visto la variante indiana, ma ciò non vuol che non ci sia – mette in guardia Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Torrette e docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche –. Molti contagi avvengono soprattutto nella popolazione più giovane e sono inosservati perché non hanno forma sintomatica. Forse la variante indiana sta già circolando in forma asintomatica nei giovani. E dai giovani potrebbe poi passare a qualcuno che mostri sintomi: a quel punto, dai tamponi la rileveremmo. Dunque – chiude il cerchio del ragionamento il professore –, forse sta circolando nelle Marche, ma in maniera non sufficiente per essere rilevata».


In laboratorio
E per stanarla «dovremmo fare degli screening puramente casuali sui giovani, indipendentemente dalla sintomatologia. Ma questo non sta a me deciderlo». A questo punto, la parola chiave diventa monitoraggio. Ma come funziona il lavoro di laboratorio per scovare le varianti? «Una prima fase dello screening prevede un test di amplificazione selettiva per alcune varianti, che permette di individuarle subito: è il caso di quella inglese, per esempio, che ha dei marcatori molecolari molto specifici – spiega Menzo –. Quelle che invece non si interpretano in questo modo, richiedono un sequenziamento. Tra queste, c’è la Delta, ma stiamo mettendo a punto un test per il rilevamento rapido». Il fatto che al momento il contagio sia in forte flessione permette una valutazione più di dettaglio sulla situazione epidemica, che deve servire a prevenire una recrudescenza pesante in autunno. «Questa variante - più contagiosa anche dell’inglese che si era già dimostrata molto diffusiva –, potrebbe diventare prevalente, ma ciò non significa che si tradurrà in un’impennata di nuovi positivi, almeno finché non riapriremo le scuole, grande motore di contagio. Lì potremmo rischiare di più», avverte il professore. 


La situazione


Per il momento, nelle Marche la variante prevalente si conferma nettamente quella inglese; «poi c’è sempre una piccola quota di brasiliana e di altre Sudamericane. Per fortuna, dopo qualche caso rilevato in passato, non c’è più la Sudafricana», altra mutazione pericolosa perché refrattaria ai vaccini. Discorso a parte merita la Delta plus, ulteriore mutazione della variante indiana che sta destando non poca preoccupazione. Ma è ancora Menzo a rassicurare: «è normale che le varianti continuino a modificarsi. Anche quella inglese, da noi, ha iniziato a modificarsi, “personalizzandosi” sulle piccole epidemie locali. Non bisogna, per ogni singola mutazione di ogni singola variante, preoccuparsi che possa essere spaventosamente diversa».

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Corriere Adriatico