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ANCONA - Il 2,58% del personale sanitario marchigiano non si è vaccinato. Si tratta di 1.181 tra medici, infermieri e sanitari in generale, a fronte dei 45.094 che, a ieri, avevano ricevuto almeno la prima dose. Il dato è emerso dal report settimanale della struttura commissariale per l’emergenza Covid ed è più o meno in linea con la percentuale nazionale che si assesta sul 2,36% (45.753 unità).
Le altre Regioni, oltre alle Marche, con soggetti non vaccinati per questa categoria sono l’Emilia Romagna (14.390: il 7,87%), Sicilia (9.214 - 6,52%), Puglia (9.099 – 6,50%), Friuli Venezia Giulia (5.671 -11,91%), Piemonte (2.893 - 1,90%), Umbria (928 - 3,02%) e Liguria (172 - 0,29%).
Nella nostra regione è la provincia di Pesaro Urbino a far registrare il numero più alto di defezioni tra i sanitari. Ma a questa nota stonata, fa da contraltare una decisamente più positiva: c’è anche il direttore dell’Osservatorio epidemiologico delle Marche, Marco Pompili, tra i 12 super esperti nazionali designati dalla Commissione Sanità il 16 giugno per vigilare sull’andamento del Covid. Un gruppo di lavoro composto da rappresentanti regionali che formeranno la rete Dispatch, intelligence anti virus con il compito di delineare gli scenari pandemici e tracciare le valutazioni di rischio.
Già, perché se è vero che il Covid sta battendo in ritirata – come fisiologico nel periodo estivo – a settembre rischiamo colpi di coda legati alle mutazioni del ceppo originario, più diffusive e, in alcuni casi, refrattarie ai vaccini. A questo scopo, il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, ha emanato una circolare per approntare una nuova indagine rapida sulla diffusione in Italia delle principali varianti del Coronavirus (le cosiddette inglese, brasiliana, sudafricana ed indiana) e di altri mutanti circolanti. La nuova flash survey - spiega la nota tecnica - sarà coordinata dall’Istituto superiore di sanità, con il supporto della Fondazione Bruno Kessler e in collaborazione con ministero della Salute, Regioni e Province autonome.
L’analisi riguarderà quattro macroaree: Nord-Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), Nord-Est (Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna), Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), Sud e Isole (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia). La valutazione prenderà in considerazione i campioni notificati il 22 giugno - corrispondenti a prime infezioni - da analizzare tramite sequenziamento genomico ed i territori dovranno inviare i dati entro le 12 di giovedì 1 luglio. «Tenendo conto del fatto che sul territorio circolano varianti con diverse prevalenze - prosegue la nota - si calcola che sia possibile stimare prevalenze intorno a 1%, 10% o 50%, con precisione rispettivamente intorno a 0,9%, 2,7% e 4,5% nelle 4 macroaree considerate. Con l’ampiezza campionaria scelta è possibile osservare in ogni macro-regione varianti che circolano intorno all’1% con un livello di confidenza del 95%. Il campione - si raccomanda - dovrà essere scelto in modo casuale tra quelli positivi, garantendo la rappresentatività geografica e, se possibile, la rappresentatività per fasce di età».
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Corriere Adriatico