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ANCONA - Nel complesso, i conti sono in ordine nonostante la lunga serie di emergenze senza soluzione di continuità che ha investito le Marche. Ma non mancano punti ciechi che suonano come campanelli d’allarme da tenere sotto stretta osservazione. La sezione di controllo della Corte dei conti delle Marche, presieduta da Vincenzo Palomba, ha dichiarato ieri la parificazione del Rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2021.
Un disco verde che certifica la regolarità del bilancio regionale sia sul fronte delle entrare che delle spese, accolto con favore dal governatore Francesco Acquaroli e dall’assessore al Bilancio Goffredo Brandoni al suo debutto. Tuttavia, sia la sezione di controllo che la Procura, guidata da Alessandra Pomponio, hanno posto l’accento su alcune criticità non trascurabili, considerate dai due esponenti di Palazzo Raffaello come «uno stimolo per migliorare l’azione di governo ed uscire dall’impasse dettata da criticità esterne».
Il quadro
Nel complesso, l’esercizio 2021 della Regione Marche ha avuto un risultato di amministrazione pari a 664,67 milioni di euro, mentre l’indebitamento si è assestato sui 514,92 milioni. Scendendo nel dettaglio delle voci di spesa, il primo capitolo a finire nel mirino è quello della sanità, che da solo incide per il 73% sul bilancio regionale. La procuratrice Pomponio ha acceso un faro sulla fuga dei medici ospedalieri, evidenziando come «nel 2021 si sia registrato un aumento del 39% delle dimissioni rispetto al 2020, con molti passaggi alla sanità privata dovuti anche alle condizioni lavorative ed economiche».
Sanzio ed interporto
Dopo la vendita al fondo privato Njord ed il risanamento societario con i 25 milioni di euro garantiti dalla Regione nel 2019, il biennio nero del Covid ha messo di nuovo in ginocchio il Sanzio, che è tornato ad avere bilanci in perdita. «Alla luce della situazione attuale in cui versa la società, pur in considerazione della ridotta partecipazione azionaria della Regione (8,46% delle quote, ndr), si auspica la vigilanza da parte dell’amministrazione sul rispetto della disciplina inerente alla concessione di contributi pubblici, oltre alla tempestiva interlocuzione con la Commissione europea su eventuali ritardi o scostamenti dei risultati ottenuti rispetto a quelli previsti nel piano di risanamento». Altra infrastruttura, altra grana. Su Interporto spa, la sezione di controllo «esprime perplessità circa il mantenimento di tale partecipazione», ponendo l’accento sull’«ingente esborso di risorse del bilancio regionale a favore di Interporto spa, società peraltro già titolare di consistenti debiti verso la Regione stessa».
Un paradosso che per la Corte dei Conti «sembra denotare quantomeno una condotta piuttosto lontana dalle ragioni della prudenza». Ultimo ma non in ordine di importanza, il capitolo sull’utilizzo dei fondi europei, dove la Procura ha rilevato ritardi anche in merito alla mitigazione del rischio idrogeologico. In particolare, si parla di un intervento finanziato per 10 milioni di euro - con 321.530 euro di Fondi per lo Sviluppo e la Coesione - per la «sistemazione idraulica del fiume Misa e gestione del territorio agricolo» nel Senigalliese, travolto dall’alluvione del 15 settembre, che a maggio scorso era ancora in «fase di progettazione» e con pagamenti effettuati solo per 293.741 euro. «Si ribadisce - il monito della Corte dei conti - l’evidente urgenza di attivarsi efficacemente per il compiuto utilizzo di risorse e per il completamento delle opere di mitigazione dei rischi idrogeologici, al fine di scongiurare il ripetersi si conseguenze drammatiche connesse a fenomeni naturali di eccezionale portata».
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