ANCONA - Preoccupa sempre di più il livello di stress a cui la sanità marchigiana è sottoposta per accogliere l’ondata di nuovi malati, i pazienti...
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Un’enormità, se si pensa che la sanità pubblica marchigiana prima dell’emergenza, fino a un mese fa, disponeva nell’intera rete ospedaliera di 114 posti di Rianimazione, per altro occupati con un buon livello di saturazione. Nel frattempo però la Regione è riuscita nello sforzo di moltiplicare i suoi posti letto, riprogrammando intere strutture ospedaliere, da Pesaro a Camerino, da Senigallia a Jesi, da Fermo a San Benedetto, passando per la metamorfosi di Torrette, e spostando circa 500 degenti “ordinari” in sette case di cura private grazie a un accordo di collaborazione.
Ma lo sforzo di ricavare altri spazi, come anche le donazioni di aziende che riforniscono di posti letti completi di Rianimazione, rischiano di essere vanificati dalla scarsezza di ventilatori per la respirazione assistita, di dispositivi di protezione come mascherine, guanti e calzari, e anche di medici e infermieri, sopratutto nelle specializzazioni più utili in questa emergenza, dalle Rianimazioni alle Malattie Infettive, dal pronto soccorso alla Pneumologia. «Ci sono ancora ritardi negli approvvigionamenti di attrezzature sanitarie e dispositivi di protezione, che devono essere riforniti dalla Protezione civile, speriamo che il nuovo commissario riesca ad accorciare i tempi», denunciava domenica scorsa il governatore Luca Ceriscioli in un’intervista al Corriere Adriatico, facendo una chiamata alle armi per gli operatori sanitari in pensione, che ora Asur e aziende ospedaliere stanno cercando di richiamare in servizio. Alla Regione Marche erano stati promessi 120 ventilatori entro la giornata di ieri. Ma non se ne è ancora visto uno. I primi 38, annunciati per sabato scorso e poi slittati come programmazione a ieri, dovrebbero essere arrivati già la notte scorsa, mentre per gli altri non c’è ancora un cronoprogramma definito. Anche le mascherine e gli altri dispositivi con cui medici e infermieri si proteggono dall’infezione sono ormai agli sgoccioli. E a volte le aspettative vengono deluse, come è capitato agli operatori del 118 di Pesaro, che domenica denunciavano di essere stati riforniti con i kit di mascherine che la Regione Lombardia aveva dichiarato non conformi.
Codice di massima priorità anche per i ventilatori, che servono per tenere in vita i pazienti intubati ma sono necessari pure ai malati in terapia subintensiva. Per questo agli ospedali Riuniti di Ancona ne avevano richiesta una dotazione di 100. Una prima tranche di 12 è indispensabile per attivare altrettanti posti di Rianimazione già pronti nella parte di blocco operatorio destinata all’emergenza Covid-19. Senza ventilatori, restano inutilizzabili anche i costosissimi letti completi per la Rianimazione donati da alcune imprese della grande distribuzione agli Ospedali Riuniti di Ancona. Dieci dal Gruppo Gabrielli (che ne ha donati altri venti all’ospedale di Ascoli) e altri 22 dal gruppo Sì con Te. «Siamo al limite - è l’appello che arriva da Torrette - senza ventilatori non riusciamo a tenere la testa sopra l’onda». Anche al Carlo Urbani di Jesi i nuovi ventilatori (se ne attendevano in nottata) consentiranno di attivare una seconda terapia intensiva con otto posti letto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico