ANCONA - Marche pronte ad aiutare le regioni che avessero bisogno di sangue. Il Coronavirus non ha bloccato le donazioni, che vengono effettuate in totale sicurezza sia per...
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«A livello regionale le donazioni hanno subito una leggera flessione nel momento di maggiore tensione, quando sono state chiuse le scuole – fa sapere il presidente Avis Marche, Massimo Lauri - ma se si eccettuano le città di Fano e Pesaro, dove c’è un po’ di paura a recarsi nei grandi ospedali, siamo già tornati alla normalità. Per altro nessuno ci ha detto di rallentare l’attività. Al contrario, se necessario, siamo pronti a fare un appello ai nostri donatori per aumentarla». Se infatti nelle Marche il sangue non manca, altre regioni potrebbero averne bisogno. «Qui non abbiamo problemi di approvvigionamento – dice Lauri - e se regioni come Veneto e Lombardia non riuscissero a dare il consueto sostegno ad altre solitamente a corto di sangue come Lazio e Campania, subentreremo noi».
Ai donatori è stato detto di tenersi pronti. «Il donatore offre il proprio sangue gratuitamente e per spirito di solidarietà – sottolinea Lauri -. Non ha motivo di fare una donazione a rischio. Perciò, se è consapevole di avere qualche problema di salute, di solito è lui stesso ad autoescludersi dalla donazione». Se poi ciò non dovesse avvenire, ci penseranno gli operatori a bloccare le donazioni di chi non sta bene. «Non facciamo mai donare il sangue a chi presenta i sintomi dell’influenza o di forme simil influenzali con tosse o raffreddore – aggiunge il direttore del Dipartimento interaziendale regionale di Medicina trasfusionale, Daniela Spadini -. In più adesso abbiamo recepito le indicazioni del Cns sul coronavirus disponendo un pre-triage con misurazione della temperatura corporea prima dell’accesso in sala d’aspetto».
L’altra misura straordinaria è la sospensione temporanea dalle donazioni per 14 giorni dalla data di rientro per tutti coloro che abbiano soggiornato in Cina o nelle zone rosse del Nord Italia o per chi è stato in diretto contatto con soggetti positivi al tampone. «Poi ovviamente facciamo come sempre un’anamnesi molto accurata del donatore – continua Spadini -, con particolare attenzione allo stato di salute, a contatti con persone potenzialmente infette, assunzione di farmaci, viaggi. Inoltre applichiamo la prassi consolidata di comunicazione da parte del donatore al personale medico del Sit di qualsiasi segno o sintomo di malessere insorto nelle ore successive alla donazione. Questa misura di sicurezza permette di bloccare le unità prelevate ponendole in quarantena, con successiva eliminazione se necessario». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico