Bolkestein, sei giorni per salvare le imprese balneari. Le aste si allontanano, i tecnici di tre ministeri e delle categorie al lavoro

La spiaggia di San Benedetto
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ANCONA - Sei giorni di tempo per salvare le “loro” imprese balneari. Sono quelli concessi ai titolari degli chalet che, tramite i propri presidenti nazionali, ieri si sono nuovamente incontrati a Roma, stavolta nella sede del ministero del Turismo.

Entro lunedì, infatti, i concessionari dovranno presentare un documento unitario nel quale dovranno indicare con chiarezza quali sono le necessità della categoria.

 
Il coordinamento
A coordinare il gruppo ci penserà il presidente della Confcommercio, Antonio Capacchione, al quale i colleghi hanno dato mandato di contattare tutti coloro in grado di redigere il documento. I tecnici dei tre ministeri - Turismo, Economia e Affari regionali - poi cominceranno a discuterlo nell’ambito di un gruppo ristretto che, pure, è stato deliberato ieri di indicare. «Eravamo una quindicina al ministero del Turismo - spiega il presidente dell’Itb Italia, il sambenedettese Giuseppe Ricci - e abbiamo dato mandato ai tecnici e a Capacchione di coordinare il lavoro. Abbiamo pochi giorni di tempo ma la mia sensazione è che ci siano segnali positivi per la risoluzione dei nostri problemi. Altrimenti dovranno cacciarci fisicamente dai nostri chalet perché noi li occuperemo». Segnali positivi, secondo i concessionari, sarebbero dettati da un superamento, in qualche modo, della direttiva Bolkesteien nell’ambito di una riorganizzazione delle spiagge che dia certezze per il futuro anche agli attuali concessionari. È quanto nei giorni scorsi aveva sostenuto la stessa Confcommercio che auspicava una legge allo scopo proprio di fronteggiare la sentenza del Consiglio di Stato che con un colpo di spugna aveva cancellato lo spostamento delle aste al 2033 e dato invece meno di due anni alle imprese balneari attuali per poi andare a evidenza pubblica. Una battaglia iniziata con la direttiva europea Bolkestein e proseguita in questi anni a fasi alterne, culminata, infine, lo scorso autunno con le decisione che dal 2023 in poi tutto sarebbe cambiato. Ad opporsi, ovviamente, l’intera categoria, circa 30mila stabilimenti balneari che danno lavoro almeno a 300mila persone e che stanno cercando di salvaguardare gli investimenti fatti, in alcuni casi anche da più generazioni. 


La tutela
«È fondamentale tutelare il modello esistente, che da sempre fornisce risposte più che soddisfacenti in termini di competitività, garantendo la dovuta stabilità alle imprese attive in un comparto fondante all’interno del tessuto socio-economico del territorio» ha spiegato nei giorni scorsi Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli Piceno e sembra che su questo tema siano orientati a lavorare i tecnici, sia quelli nominati dalle associazioni di categoria sia quelli del ministero. 


La corsa
Ma i tempi stringono e il governo pare deciso a sistemare una volta per tutte le questione demaniale. «Anche perché al tavolo - spiega Massimo Polacco, direttore della Confcommercio regionale - ci sono i tecnici della presidenza del consiglio».


Il passo avanti


«Era proprio questo che chiedevamo da un mese circa - spiega ancora il direttore -: che si facesse una legge il più possibile condivisa e che accogliesse anche le nostre istanze. Questo secondo quanto mi hanno riferito è stato accolto e quindi siamo più fiduciosi sul futuro delle nostre attività». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico