Lo chef stellato Errico Recanati star a Piazza di Siena: «Ecco il mio menù che racconta le Marche»

Lo chef stellato Errico Recanati star a Piazza di Siena: «Ecco il mio menù che racconta le Marche»
La cucina marchigiana, sabato, non è stata solo la protagonista della grande serata della 90esima edizione dello storico ed internazionale concorso ippico nell’ovale...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

La cucina marchigiana, sabato, non è stata solo la protagonista della grande serata della 90esima edizione dello storico ed internazionale concorso ippico nell’ovale della Piazza di Siena a Roma, ma parte della presentazione da parte del Governo della candidatura ufficiale della cucina italiana a Patrimonio Unesco.


Chef Errico Recanati: lei era al timone del menù marchigiano. Come ha vissuto l’evento?
«Con orgoglio, piacere, grande senso di responsabilità. E con tanta emozione. Mi ha pure ricordato che da giovane montavo a cavallo e partecipavo a competizioni nazionali ed internazionali».

 
Come ha scelto di rappresentare la cucina marchigiana?
«Con diverse ricette tra cui il tartufo bianco e le visciole di Cantiano anche se credo sia il box “Facciamo un’oliva all’ascolana” l’emblema. Dà una versione contemporanea del racconto della cucina ancestrale marchigiana».
Può spiegare?
«Si tratta di una scatolina dove ci sono tre scomparti in fila: nel primo c’è una tartara di carne cruda marchigiana; nel secondo, una bustina con un tocco di farina disidratata di oliva tenere ascolana; nel terzo, il pane sapientemente fritto. Il tutto va assemblato e ricorda una ricetta lunga nella cottura che richiede tutta la pazienza delle vergare».
Cosa rende diversa la cucina marchigiana?
«Il fatto che non abbiamo nulla da invidiare a nessun’altra cucina. Anzi, è il vessillo di una superba cucina olfattiva e sensoriale che spazia dal mare ai monti con prodotti ricchi di sapori, usa tecniche ancestrali ma si presta all’innovazione».
Cosa pensa dell’operazione “Firmamento stellato” per promuovere le Marche?
«È un vanto essere stati incaricati, con gli altri chef stellati, dal presidente Acquaroli, di essere ambasciatori della nostra regione».

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico