Il caso della legge sui mulini: due anni e 130mila euro per una ricerca impossibile

Il caso della legge sui mulini: due anni e 130mila euro per una ricerca impossibile
ANCONA  - In principio, fu una mozione bipartisan votata all’unanimità dal Consiglio regionale nel 2016. Poi, nel febbraio 2020, l’atto d’indirizzo...

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ANCONA  - In principio, fu una mozione bipartisan votata all’unanimità dal Consiglio regionale nel 2016. Poi, nel febbraio 2020, l’atto d’indirizzo venne tradotto in legge, con risorse finanziarie proprie pari a 130mila euro (30mila nel 2020 e 100mila nel 2021). Ma nonostante ciò, l’iter per la “Valorizzazione dei mulini storici ad acqua delle Marche” si è arenato, impantanandosi nelle sabbie mobili di una mappatura più complicata del previsto.

 


La struttura regionale incaricata – quella ai Beni e le attività culturali – ha abbozzato una prima analisi, dovendo però arrendersi ad «evidenti complessità attuative» che richiedono «uno sforzo interdisciplinare e programmatorio di non poco conto», si legge nella relazione sullo stato di attuazione della legge, di fatto rimasta per ora solo sulla carta. Così, onde evitare che l’articolato restasse a prendere polvere in uno dei cassetti di Palazzo Raffaello, si è deciso di chiedere aiuto alle Università per la predisposizione della catalogazione di un patrimonio, quello dei mulini storici ad acqua, sul quale esiste solo una bibliografia disorganica e per lo più rivolta alla promozione turistica.

Gli Atenei hanno risposto presente all’appello e lo scorso luglio hanno formulato – indicando come capofila l’Università di Camerino, attraverso la Scuola di Architettura e Design, - una «Proposta tecnica, economica e operativa, finalizzata ad acquisire un’aggiornata conoscenza relativa alla consistenza numerica, alla localizzazione e allo stato in essere dei mulini storici ad acqua regionali, realizzati in data antecedente al 1900». Vista la vastità del numero dei mulini storici (1.067, di cui 322 in provincia di Pesaro-Urbino, 215 in quella di Ancona, 333 nel Maceratese, 197 in provincia di Ascoli Piceno) presenti negli elenchi provinciali degli “Opifici e corsi d’acqua industriali”, si è optato per un percorso in fasi successive.

Nello specifico, con i 30mila euro previsti per il 2020, «si è ritenuto possibile realizzare una prima fase in cui riportare su mappe i dati generali reperibili da fonti storico-documentali, accertando per un gruppo significativo di opifici idraulici storici, stato di conservazione, attività e funzioni», spiega la relazione allegata alla delibera 1658 del 23 dicembre. Lavoro certosino che verrà portato avanti, si diceva, da UniCam. Una volta definito il censimento, i restanti 100mila euro stanziati dalla legge saranno destinati ad un primo nucleo di “progetti pilota” di valorizzazione, ma «sarà necessario reperire risorse comunitarie o comunque extra regionali» per dare pieno compimento al progetto. 

 

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Corriere Adriatico