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ANCONA - Con ogni probabilità, alla fine si verrà a sapere che Palazzo Leopardi, la sede dell’emiciclo del Consiglio regionale, è stato costruito su un cimitero indiano. Altrimenti non si spiega la serie di episodi sopra le righe che si sono succeduti in questa estate.
Gli incidenti
Incidenti di percorso causa di rallentamenti - quando non interruzioni - dei lavori dell’assemblea legislativa che già di loro procedono a passo di bradipo. L’ultimo in ordine di tempo è quello accaduto ieri, proprio alla ripresa dopo la lunga pausa per ferie.
I precedenti
Ci fu poi la volta del remake di Singin’ in the rain tra i banchi: il 4 luglio, dal tetto dell’aula è iniziata a piovere acqua, costringendo il personale a piazzare cesti della spazzatura con sacchetti impermeabili tra le postazioni dei consiglieri, così da raccogliere le gocce che hanno comunque bagnato il pavimento. E l’impasse ha fatto slittare l’avvio della seduta.
L’ultimo episodio
A causare la pioggia sotto il cielo terso di luglio era stata probabilmente un’infiltrazione seguita ai lavori effettuati sul tetto. Palazzo Leopardi è infatti oggetto di un restyling che sta andando avanti da mesi e che è all’origine anche dell’ultimo episodio in ordine di tempo andato in scena ieri. In effetti, l’odore di solvente e vernice ha pervaso l’aula, diventando fastidioso. Alle rimostranze della consigliera Casini, il presidente dell’assemblea legislativa Dino Latini ha proposto l’interruzione dei lavori. Scongiurata solo dopo le rassicurazioni dell’ingegnere a capo dei lavori, che ha garantito sul fatto che quegli odori molesti non fossero nocivi. Dal personale d’aula è anche arrivata la richiesta, rivolta all’assessore all’Ambiente Stefano Aguzzi, di far intervenire l’Arpam. La risposta del titolare della delega ha fatto scorrere i titoli di coda sulla puntata de Ai confini della realtà andata in onda ieri: «Mi pare evidente che qui nessuno abbia mai lavorato in fabbrica». Paura e delirio a Palazzo Leopardi.
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