«Giù le mani da Ariston». La Farnesina convoca l’ambasciatore russo: «Ritirate l’esproprio». Ma Mosca non arretra

Il gruppo fabrianese assorbe l’impatto in Borsa e chiude al rialzo

«Giù le mani da Ariston». La Farnesina convoca l’ambasciatore russo: «Ritirate l’esproprio». Ma Mosca non arretra
FABRIANO L’effetto Putin non provoca scossoni in Borsa, dove Ariston Holding ieri era ripartita al ribasso dopo che venerdì scorso a mercati chiusi era stato reso...

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FABRIANO L’effetto Putin non provoca scossoni in Borsa, dove Ariston Holding ieri era ripartita al ribasso dopo che venerdì scorso a mercati chiusi era stato reso noto il decreto firmato dal presidente russo per trasferire temporaneamente le sussidiarie russe di Ariston Thermo, nonché della tedesca Bosch, a Gazprom Domestic Systems.

Contraccolpo inevitabile, ma poi il titolo del gruppo fabrianese - che alla riapertura aveva ceduto l’1,97% scendendo a 4,86 euro a Piazza Affari - si è ripreso prima limando le perdite e poi chiudendo addirittura in leggero rialzo (+0,68%) con una quotazione di 5 euro. Anche la tedesca Bosch, l’altra impresa interessata dagli espropri in Russia, non ha avuto contraccolpi nella Borsa di Francoforte, chiudendo a +1,39%.

 

Ariston Group, un colosso da oltre tre miliardi di fatturato che vende in tutto il mondo impianti di riscaldamento e climatizzazione domestica, ha dunque assorbito senza traumi l’impatto del diktat del Cremlino. Merito anche di una strategia precauzionale, che sin dall’inizio della guerra in Ucraina aveva indotto Ariston a limitare il peso e l’importanza della sua filiale russa nel business internazionale del gruppo fabrianese.

La Ariston Thermo Rus LLC, controllata da Ariston Holding e, ha uno stabilimento vicino a San Pietroburgo per servire il mercato locale con i boiler per l'acqua calda con circa 200 dipendeni, ma pesa solo per circa il 3% delle vendite nel 2023. E il mercato ha saputo valutare gli effetti concreti dell’esproprio.

Ma lo smacco resta, non solo per una delle imprese simbolo del distretto fabrianese. Ieri la Farnesina ha espresso ufficialmente, tramite il segretario generale ambasciatore Riccardo Guariglia, il «forte disappunto del governo italiano per l’inatteso provvedimento e ha chiesto chiarimenti all'ambasciatore Alexey Paramonov sulle sue motivazioni, che non trovano fondamento nel diritto, tanto più considerando che esso è stato adottato nei confronti di un'impresa che ha uno storico radicamento nel Paese e che non ha alcuna connessione con l'attuale situazione di crisi internazionale».

La misura temporanea

Paramonov era stato convocato al ministero degli Esteri su indicazione del ministro Antonio Tajani. Guariglia ha espresso al suo interlocutore l’auspicio che la Russia «possa riconsiderare il provvedimento preso, essendo esso stesso qualificato da parte russa come temporaneo».

La condanna

L'Unione Europea aveva già duramente condannato il provvedimento di Putin sottolineando, fra l'altro, come esso «rappresenti una ulteriore prova del mancato rispetto da parte della Russia del diritto internazionale». Il vicepremier Tajani è in contatto sin dal primo momento con il gruppo fabrianese e si riserva di approfondire le conseguenze della decisione russa insieme ai partner G7 e Ue e di valutare una risposta appropriata. In linea con i partner europei, ed in particolare con la Germania, l'Italia «chiede alla Federazione Russa di ritirare le misure adottate contro legittime attività economiche di imprese straniere nel Paese».

Ma la Russia non sembra intenzionata a fare dietrofront, come dimostrano l’avvio di una procedura analoga di nazionalizzazione per altre 21 imprese e il tono del commento diffuso ieri dall’ambasciata della Federazione Russa in Italia, che giustifica la nazionalizzazione di Ariston come risposta a presunti atti ostili dell’Italia. Dopo aver ricordato «che Mosca ha sempre attribuito particolare importanza alle proficue e reciprocamente vantaggiose relazioni commerciali ed economiche con l'Italia», l’ambasciata russa attribuisce «la responsabilità per le conseguenze negative del loro deterioramento interamente sulle autorità italiane, che hanno sacrificato i reali interessi nazionali della Repubblica per partecipare a sterili e pericolose avventure geopolitiche anti-russe».

Una situazione monitorata da vicino anche dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha avuto ieri una conference call con il presidente di Ariston Group, Paolo Merloni, e l’amministratore delegato Maurizio Brusadelli, alla presenza del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli.

Il ministro Urso

Il ministro Urso «ha illustrato l’azione che il Governo italiano sta svolgendo con la Commissione Europea - si legge in una nota - riguardo alla messa a punto di nuovi strumenti, nell’ambito del quadro sanzionatorio europeo, volti a tutelare le imprese italiane ed europee interessate da analoghi atti di ritorsione da parte della Federazione Russa e per scoraggiare il riproporsi di tali azioni».

 

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Corriere Adriatico