Marche, aperto l'anno giudiziario Giudici senza copricapo per il sisma

La relazione del presidente della Corte d'Appello di Ancona Carmelo Marino
ANCONA - Come «segnale esteriore di sobrietà» e per rispetto delle comunità marchigiane colpite dal sisma, i giudici della Corte d'appello di Ancona...

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ANCONA - Come «segnale esteriore di sobrietà» e per rispetto delle comunità marchigiane colpite dal sisma, i giudici della Corte d'appello di Ancona e della Procura generale non hanno indossato il copricapo richiesto dal protocollo durante la cerimonia di inaugurazione dell'Anno giudiziario 2017 che si tiene nel capoluogo marchigiano. Lo ha sottolineato il presidente della Corte Carmelo Marino in apertura della sua relazione sulla situazione della giustizia nelle Marche. Un «deferente saluto», il presidente lo ha riservato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella «garante dei valori costituzionali e della prerogative di autonomia ed indipendenza dell'ordine giudiziario».


Ma anche al cardinale mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, «il cui impegno pastorale è pure rivolto a richiamare le responsabilità delle istituzioni pubbliche e quindi degli operatori giudiziari nel farsi carico delle risposte di giustizia dei cittadini soprattutto in un momento storico, come quello attuale, contraddistinto da gravi perdite di vite umane e di ingenti danni che hanno drammaticamente colpito, in conseguenza del sisma dell'agosto e dell'ottobre dell'anno appena trascorso, le comunità di taluni territori della regione».

Nonostante l'aumento della sopravvenienza di cause nel 2016, la risposta degli uffici giudiziari del distretto marchigiano è stata «migliore e più sollecita» del periodo precedente. Ma «non tale da potersi ritenere rispondente nel suo complesso alle aspettative dei cittadini». Lo ha detto Marino nel corso della sua relazione. Le riforme strutturali di sistema e sostanziali «non hanno contribuito, limitatamente alle disposizioni aventi finalità deflattive, in maniera rilevante ad alleviare il carico di lavoro degli uffici giudiziari».

Ma in virtù del processo di digitalizzazione, dell'apporto della componente onoraria in Corte d'appello e dei «nuovi modelli organizzativi», «la generalità dei magistrati del distretto è pronta a recepire e metabolizzare la diversa cultura gestionale che si richiede nell'ottica di una migliore organizzazione del proprio lavoro funzionale a quella dell'ufficio di pertinenza». Lo testimonia il miglioramento del trend dei procedimenti ultratriennali scesi dal 17% all'11% nel penale e dal 34% al 30% nel civile


Non è significativo per la Procura generale il «dato statistico di omessa segnalazione di reati di stampo mafioso», visti la presenza sul territorio di «personaggi legati per parentela e biografia a associazioni di tipo mafioso» e la relazione della Dna che nel 2015 certificò la presenza sul territorio della 'ndrangheta in maniera «massiccia e incisiva». Lo ha rimarcato il Procuratore generale facente funzione, Filippo Gebbia, nel suo intervento all'apertura dell'Anno giudiziario 2017 nelle. In particolare - ha ricordato Gebbia -, l'infiltrazione del crimine organizzato opera per «la gestione e il controllo di attività economiche a fini di riciclaggio» di denaro sporco. Al di là dell'assenza di segnalazioni di reati mafiosi, dovute anche «all'intrinseca difficoltà di rilevazione delle infiltrazioni mafiose fuori dai tradizionali insediamenti» ha ricordato il Pg, ci sono comunque «indagini tuttora in corso». A testimonianza dell'attenzione che le Procure prestano ai fenomeni mafiosi, sono le 293 intercettazioni disposte per monitorare vicende in odore di mafia (273 telefoniche, 13 ambientali e sette per altri "bersagli"). In tutto le intercettazioni in corso sono 1.756 di cui dieci, sempre disposte dalla Direzione distrettuale antimafia di Ancona, riguardano invece l'anti-terrorismo
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Corriere Adriatico