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ANCONA Missione Antartide per i ricercatori dell’università Politecnica delle Marche che studiano gli oceani e le loro interazioni con i cambiamenti climatici. Tre studiosi del Dipartimento Scienze della vita e dell’ambiente sono a bordo della nave da ricerca Laura Bassi, dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, salpata il giorno dell’Epifania dal porto di Lyttelton in Nuova Zelanda per il Polo Sud.
La nave rompighiaccio, l’unica italiana attrezzata per la ricerca oceanografica in grado di operare in mari polari, sta facendo rotta verso il Mare di Ross, in Antartide. Dovrebbe arrivare già sabato prossimo per partecipare a tre diversi progetti scientifici, nell’ambito della campagna oceanografica finanziata dal Ministero dell'Università e Ricerca. Oltre al progetto “Signature” coordinato da Univpm (a cui collaborano l’ateneo di Genova, l’Istituto di Scienze Polari del Cnr di Messina e l’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste) la spedizione svilupperà il progetto “Tenore” dell’università Parthenope di Napoli, che insieme a quella di Messina condurrà anche lo studio “Morsea”.
Il progetto Signature
A bordo della rompighiaccio ci sono 39 ricercatori, 23 membri dell'equipaggio e 12 studiosi del progetto antartico neozelandese.
Il professor Falco sarà anche coordinatore scientifico della seconda metà della campagna, che comincerà il 25 gennaio. Con lui formano il team di Univpm due giovani ricercatrici («Non superano i 31 anni», spiega il professor Falco, unico senior della spedizione anconetana) che con la loro presenza femminile onorano anche il nome della nave rompighiaccio intitolata a Laura Bassi, la prima donna al mondo che, nel 1732, ottenne una cattedra accademica all'Università di Bologna. Si tratta delle dottoresse Naomi Krauzig, ricercatrice nell’ambito del progetto Signature, e Angela Garzia, del Dottorato Nazionale in Osservazione della Terra.
Fisici, biologi e chimici
«Il progetto si sviluppa con uno sforzo multidisciplinare che vede impegnati oceanografi fisici, biologi marini e chimici marini - spiega il professor Falco - Per compiere parte delle misure, utilizzeremo due “droni marini”, che si spostano autonomamente nel mare, acquisendo dati dalla superficie al fondo, pilotati da personale che si trova in Italia, soprattutto a Napoli e Trieste. Queste misure integreranno quelle compiute con la strumentazione presente a bordo della nave Laura Bassi. I dati ottenuti durante la campagna saranno utilizzati anche per validare un modello numerico che simula i processi fisici nel mare di Ross». Il rientro in Italia è previsto per il 9 marzo. «Subito dopo - spiega Falco - ci metteremo al lavoro per l’analisi dei dati raccolti, perché a novembre dovremo concludere il progetto».
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Corriere Adriatico