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ANCONA - Nord-Sud, Est-Ovest. L’uscita dall’isolamento passa da due direttrici che corrono sui binari della Orte-Falconara e della Linea Adriatica. Le Marche, baricentriche a livello geografico ma periferia dell’impero nella realtà dei fatti, cercano la svolta nel trasporto ferroviario dopo decenni di nulla e la congiuntura astrale del Recovery Plan è un assist irripetibile.
Il tanto atteso raddoppio dei binari che da Ancona portano alla Capitale è stato inserito tra le opere da realizzare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – con un finanziamento di 510 milioni di euro –, almeno per i tratti che possono essere completati entro il 2026, come detta la tabella di marcia dei Recovery.
Un rafforzamento della tratta che porterà ad una riduzione dei tempi di percorrenza di 15 minuti – stando al dato messo nero su bianco nel Pnrr –, che diventeranno almeno 30 nel medio periodo.
Giovedì, l’assessore alle Infrastrutture Francesco Baldelli ha incontrato i vertici di Ferrovie italiane per fare un punto sulla possibilità di approntare uno studio di fattibilità dell’opera: «Ci è stato confermato che l’iter ideale è quello di interloquire con il ministero e, se c’è l’accordo tra tutte le Regioni coinvolte, è una possibilità concreta». Con Abruzzo, Molise e Puglia, le Marche hanno già firmato, lo scorso ottobre, un protocollo d’intesa per definire una strategia unitaria sui temi legati al potenziamento della dorsale adriatica centromeridionale attraverso, tra le altre cose, la velocizzazione a 200 chilometri orari, ma con la prospettiva dell’Alta velocità (350 km/h), se si riuscisse a portare a casa l’arretramento.
Inoltre, due settimane fa, Baldelli si è interfacciato con il suo omologo dell’Emilia Romagna proprio per incasellare anche il quinto tassello del puzzle geografico: «si è trovato un accordo per iniziare l’iter di richiesta di un tavolo tecnico al ministero, insieme a Ferrovie – fa sapere l’assessore –, per sondare concretamente la possibilità di fare uno studio di fattibilità sulla realizzazione dell’opera». Primi passi, ma nella direzione giusta. È stato stimato che l’Alta velocità si tradurrebbe in un aumento del Pil del 6-7%, oltre a comportare la valorizzazione turistica della costa, con conseguente aumento occupazione ed aumento del valore degli immobili.
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Corriere Adriatico