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ANCONA Comuni e Province non trovano la quadra: il Consiglio delle autonomie locali finisce in stallo e non dà parere sulla legge urbanistica ad iniziativa della giunta che oggi arriva nell’aula del Consiglio regionale.
Le sabbie mobili
Un’impasse dovuta ad una divaricazione insanabile tra gli enti che, nonostante il rinvio di una settimana e la mano tesa dell’assessore Stefano Aguzzi per apportare modifiche al testo, non è stata sanata. «Comunico che il parere favorevole con condizioni predisposto dal presidente non è stato approvato poiché, pur avendo espresso voto favorevole la maggioranza dei Comuni e delle Unioni montane, le Province hanno espresso voto contrario e, pertanto, il parere si intende non dato». Con questa nota di poche righe, il presidente del Cal e sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci comunica alla commissione competente, quella al Governo del territorio, che la proposta di legge non avrà in allegato alcun parere da parte delle autonomie locali «a causa del veto delle Province di Ancona, Ascoli Piceno e Pesaro Urbino», aggiunge non nascondendo un certo malcontento.
L’altro fronte
Ma il testo della pdl non deve aver entusiasmato più di tanto neanche il Crel, Consiglio regionale dell’economia e del lavoro, che ha dato parere favorevole «condizionatamente all’introduzione di modifiche» messe nero su bianco in un lungo elenco in 22 punti che prevede anche l’abrogazione di un intero articolo della legge, il 24, sulle disposizioni del territorio rurale.
Il testo da rivedere
Alcuni anche dalla maggioranza, che dovrà mostrarsi compatta come non mai per blindare una legge che sta incontrando non poca resistenza sul territorio. E le minoranze non mancheranno di farlo notare in aula. I consiglieri del Partito democratico Anna Casini e Fabrizio Cesetti hanno già annunciato diversi emendamenti «per cercare di correggere e migliorare una legge dannosa che complica la vita ai cittadini». E lo stesso vale per la capogruppo del Movimento 5 Stelle Marta Ruggeri, che presenterà emendamenti finalizzati, tra le altre cose, «al vero azzeramento del consumo di suolo e all’auto-produzione di energia da fonti rinnovabili e risparmio idrico sugli edifici». La battaglia può cominciare.
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Corriere Adriatico