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ANCONA - Il progetto si chiama Simple. Vi risparmiamo l’acronimo inglese e andiamo alla sostanza, composta da due notizie. Intanto ci sono cinque aziende di standing medio-alto (per le Marche, si intende) che si sono messe in rete per fare innovazione nel settore della meccanica, a tutt’oggi primo driver di esportazione delle Marche. Si tratta di Sigma, Schnell, Nuova Simonelli, Clabo e Pieralisi. Solo per questo meritano un applauso.
Il progetto di filiera
Il core della storia lo ha spiegato il docente della Politecnica Emanuele Frontoni, capofila del progetto: «L’obiettivo è lo studio e lo sviluppo di un sistema di manutenzione predittiva in grado di effettuare delle correlazioni intelligenti per permettere di prevedere in anticipo possibili malfunzionamenti dei prodotti. Il progetto è ambizioso e altamente innovativo, sia per la tecnologia che utilizza sia perché economico ed universale, e rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione in filiera». Il progetto è stato raccontato nel corso di un seminario sulla meccanica che si è svolto ieri all’Istao.
La capacità di dialogo
La virtuosità dell’operazione sta anzi tutto nella capacità di dialogo tecnico, skill poco sviluppata nella nostra regione specie a livelli alti, poi nell’obiettivo ambizioso (diventare una best technology nell’orizzonte nazionale), infine nella capacità di attirare attenzione di chi cerca questo genere di progetti da sostenere. Intesa Sanpaolo, presente al seminario con il direttore Emilia-Marche Cristina Balbo e uno dei suoi economisti di punta della direzione Studi e Ricerche, Giovanni Foresti ha sottolineato la valenza dell’operazione. Per due motivi. La meccanica nelle Marche ha toccato nel primo semestre la cifra record di export di 1,16 miliardi di euro, più 16,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. Da qualche anno il settore è la locomotiva dell’export della regione, grazie al sorpasso effettuato su calzature ed elettrodomestici.
La locomotiva dell’export
Risultati che si spiegano con l’elevata propensione ad innovare: sono 136 i brevetti domandati all’EPO ogni 100 imprese marchigiane della meccanica ed un terzo circa dei brevetti green della regione sono nel portafoglio delle imprese del settore. «La meccanica marchigiana – ha concluso Foresti - può certamente ricoprire un ruolo di primo piano nel favorire il percorso verso la transizione tecnologica e green che il tessuto economico della regione dovrà necessariamente seguire nei prossimi anni». Il presidente dell’Istao Marcolini annuisce: «Comprendere i punti di forza di queste imprese e analizzarne l’organizzazione in filiere nel particolare momento storico che stiamo vivendo è di grande importanza e offrirà sicuramente spunti interessanti per individuare possibili traiettorie da intraprendere». Prendere appunti e, ove possibile, replicare.
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Corriere Adriatico