Pericolo incendi boschivi, il piano della Regione Marche: «La terra bruciata per 15 anni non cambierà destinazione d'uso»

Pericolo incendi boschivi, il piano della Regione Marche: «La terra bruciata per 15 anni non cambierà destinazione d'uso»
ANCONA - La Regione  Marche vara il nuovo piano antincendi boschivi in vista di quello che, a tutti gli effetti, è il periodo maggiormente a rischio dell’anno,...

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ANCONA - La Regione  Marche vara il nuovo piano antincendi boschivi in vista di quello che, a tutti gli effetti, è il periodo maggiormente a rischio dell’anno, sia per quanto riguarda gli incendi dolosi sia per ciò che concerne gli episodi accidentali che, con il clima estivo caratterizzato da afa e dalla prolungata assenza di precipitazioni, rischiano di creare enormi problemi e provocare conseguenze anche drammatiche. Così negli ultimi giorni è stato dato il via libera al nuovo piano che, tra i suoi presupposti, cita proprio come l’aumento degli incendi si faccia esponenziale proprio tra luglio e agosto. 

 
Le statistiche basate sulle rilevazioni dei Carabinieri Forestali delle Marche testimoniano infatti come negli ultimi venticinque anni soltanto nel mese di agosto si siano verificati 355 incendi boschivi e 235 nel mese di luglio. Contro, ad esempio, gli appena sette del periodo di dicembre. Il piano varato dalla Regione prevede diverse attività e parecchi parametri finalizzati sia ad attività di prevenzione che di intervento in caso di emergenze. L’attività di prevenzione consiste nell’individuazione delle aree e dei periodi a rischio di incendio boschivo nonché degli indici di pericolosità. Ma anche nel porre in essere azioni mirate a ridurre le cause e il potenziale innesco d’incendio insieme agli interventi finalizzati alla mitigazione dei danni conseguenti.

I controlli del territorio

«Per questo motivo - viene specificato nel documento - sono utilizzati tutti i sistemi e i mezzi di controllo e vigilanza delle aree a rischio e in generale le tecnologie per il monitoraggio del territorio, conformemente alle direttive oltre agli interventi colturali idonei volti a migliorare l’assetto vegetazionale degli ambienti naturali e forestali». Il piano stilato dagli uffici regionali prevede, tra le altre cose, anche attività di formazione e tiene un occhio di riguardo per aree naturali e protette che rientrano in tutte le attività previste per l’attuazione dei dispositivi di prevenzione e lotta agli incendi boschivi. 

Le zone
Vengono specificate, tra le aree protette, il Parco Naturale del Conero, quello di Monte San Bartolo, il Parco Naturale Interregionale del Sasso Simone e Simoncello, il parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, la Riserva Naturale Statale Montagna di Torricchio, la Riserva Naturale Statale Abbadia di Fiastra, Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, Riserva Naturale Regionale Ripa Bianca, Riserva Naturale Regionale Sentina, Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e Monte Canfaito e la Riserva Naturale del Bosco di Tecchie. Confermato, naturalmente, il vincolo posto sulle zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco.

I divieti

Quelle aree, su tutto il territorio regionale, non potranno avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni. E’ comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle predette zone, stipulati entro quindici anni dagli eventi. Una disposizione, quest’ultima, che non si applica al proprietario vittima del delitto, anche tentato, di estorsione, accertato con sentenza definitiva. Vale a dire che se è accertato che il rogo è provocato da malintenzionati a scopo estorsivo, il padrone del terreno può ignorare quei vincoli, ovviamente nel rispetto delle leggi e delle procedure. Il piano contiene anche tutta una serie di dati relativi alle aree maggiormente ventilate, e dunque a maggior rischio in caso di incendio boschivo.

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Corriere Adriatico