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ANCONA Nella grana d’un vecchio adagio, una polemica che si dilata in rivoli legali e istituzionali, Romano Carancini indica la soluzione: «Immediate dimissioni di Marco Bruschini, direttore Atim, l’Agenzia per il turismo e l’internazionalizzazione». Imprime ritmo e senso all’azione, il consigliere dem: «È il primo passo che restituirebbe dignità alla Regione e credibilità all’aeroporto delle Marche». Tratte sospese, uno scalo mortificato e una milionaria richiesta di risarcimento, definisce il perimetro del caso: «Il tema è: il governatore Acquaroli e il suo assessore ai Trasporti Brandoni sapevano?». Niente orpelli, punta al nucleo: «Erano al corrente del contenuto dell’atto sottoscritto il 31 luglio, che impegna Atim verso Aeroitalia per 750mila euro, di fatto, senza avere una adeguata copertura?». Infila ancora un dubbio: «C’era il rischio che si potesse nascondere un aiuto pubblico? Passaggio vietato». Si avventura nel campo delle illazioni. «Immagino che quel patto sia stato firmato per invogliare la compagnia, che s’era aggiudicata il bando per i voli di continuità su Roma, Milano e Napoli, ad attivare anche tratte internazionali».
Il metodo
La ratio: «Un contratto di marketing e un logo della Regione sugli aeromobili e quella somma, mai pagata».
La bugia
Arricchisce il quadro accusatorio, Maurizio Mangialardi. Per il capogruppo in Regione del Partito democratico una bugia è imperdonabile: «Inaccettabile è quella sulla, presunta, assenza di relazione con i voli. Brandoni aveva garantito che l’intesa “non aveva alcuna connessione con quelli operati da Aeroitalia”. Ma se è relativa al brand “Let’s Marche” e alla sua pubblicizzazione, avvenuta attraverso adesivi sistemati su quegli aeroplani». Entra nelle pieghe più profonde, Manuela Bora. «La documentazione ricevuta è incompleta. Non è prevista una risposta diretta da parte di Bruschini ai consiglieri». Volto e passione dem, procede d’impeto: «Pretendo che sia la Regione a fornire una risposta. È inammissibile che il Segretario generale di Palazzo Raffaello, Mario Becchetti, consenta una simile gestione degli affari istituzionali». Lo incide a fuoco: «Siamo allo sbando, totale».
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