Alta velocità, la provocazione Ance dopo gli ingegneri. La risposta della Regione. Guarda il possibile nuovo tracciato

Alta velocità, la provocazione Ance dopo gli ingegneri. La risposta della Regione. Guarda il possibile nuovo tracciato
ANCONA - Si fa presto a dire Alta velocità, arretramento del tracciato e 10 miliardi, una cifra che forse neanche ci si immagina se non per ordini di grandezza: 10mila...

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ANCONA - Si fa presto a dire Alta velocità, arretramento del tracciato e 10 miliardi, una cifra che forse neanche ci si immagina se non per ordini di grandezza: 10mila milioni di euro. La Regione Marche ha letto la provocazione dell’Ance («progettate l’Alta Velocità sulla linea Adriatica, è la partita del secolo») e ha spalancato gli occhi: «Sveglia a noi? A noi che 10 giorni dopo l’insediamento di Acquaroli abbiamo firmato il protocollo con Abruzzo, Molise e Puglia per rivedere tutto il tracciato?» si chiede l’assessore alle Infrastrutture Francesco Baldelli. 

 

 

 

 


Il rapporto con l’Emilia
E riprende: «A noi che in queste settimane abbiamo iniziato a parlare con l’Emilia? Perché per andare da Rfi abbiamo bisogno di fare massa critica ed è insieme a loro che dobbiamo ragionare per la progettazione». Baldelli racconta di essere da settimane in contatto con l’ingegner Stefano Morellina, ex direttore Rfi Marche, la punta di diamante del gruppo di lavoro dell’Ordine che ha redatto lo studio di pre-fattibilità sull’Alta velocità sulla Adriatico: 55 milioni a chilometro, 10 miliardi per tutta la costa da Cattolica a Porto D’Ascoli, tre sole fermate. Tracciato il meno impattante possibile, in galleria e mobilità provinciale connessa con il treno-tram.


Il progetto visionario
Un progetto visionario, lontano dal pragmatismo marchigiano. Ma qualcuno finalmente si è accorto che se non si ragiona per obiettivi alti nelle Marche sfuggono anche gli obiettivi medi. La strada più veloce per parlare di Marche dimenticate, un sentiero troppo spesso percorso dalla nostra Regione. Il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Ancona, Romagnoli ha trainato questa locomotiva in campagna elettorale. I candidati erano tutti presenti alla presentazione dello studio che il Corriere Adriatico ha rilanciato alcuni giorni fa . La Regione risponde presente, ribatte Baldelli che sul punto ha avuto un consulto con Acquaroli nel corso della mattinata di ieri «ma non ci siamo da adesso, eravamo già in moto perché quando siamo arrivati eravamo all’anno zero». 


La provocazione dell’Ordine
La provocazione dell’Ordine, rilanciata da Ance, è che questo studio debba arrivare nelle mani di Acquaroli e Baldelli. «Sono loro che devono fare la progettazione di fattibilità così Rfi non potrà tirarsi indietro» incalzano Ingegneri e Ance. Ma qui siamo al primo nodo. Quanto costa fare questo studio? Gli ordini di grandezza sono pesantemente scomodi per questa storia: di solito l’1% del costo dell’opera. Quindi, solo per quel che attiene al tracciato delle Marche, siamo nell’ordine dei 100 milioni. Una barca di soldi. Soldi in spesa corrente, per chi ha confidenza con i bilanci pubblici. Il bilancio della Regione gira nell’ordine dei 3,2-3,3 miliardi annui: 2,8 dei quali vanno dritti alla Sanità senza nemmeno passare dal via. Dura prendersi un impegno così gravoso. Baldelli preferisce rispondere alla domanda in un altro modo.


Le reti Ten-T
«In questi cinque mesi voi avete già scritto cosa abbiamo fatto. Dopo l’attivazione del protocollo con Abruzzo, Molise e Puglia, abbiamo chiesto un commissario che abbia poteri speciali per l’opera. Poi abbiamo chiesto al ministero delle Infrastrutture che venga confermato che il corridoio Baltico da Ravenna possa giungere fino ad Ancona. E l’impressione è stata positiva. Questo è fondamentale per una ragione di finanziamenti». 


Il sostegno indispensabile


Va da sè che l’opera è ipotizzabile solo se arrivano soldi da Bruxelles: Rfi ha già scaricato l’idea da un pezzo spiegando che il gioco non vale la candela. «Ed è per questo che - conclude Baldelli - se l’Emilia viene con noi al tavolo di Rfi sarà ben più difficile mettere da parte la questione». 

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Corriere Adriatico