OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
ANCONA Gli imprenditori marchigiani l’hanno detto senza giri di parole: a causa di infrastrutture ferme al secolo scorso, le aziende del territorio sono diventate meno competitive e l’intero sistema economico regionale ha rallentato, restando sempre più indietro rispetto all’ormai lontanissima locomotiva del Paese. Una condizione di isola infelice - certificata dai voli di continuità verso Roma, Milano e Napoli - che ci contraddistingue da tempo immemore. Un perenne isolamento da cui non riusciamo ad uscire.
Il Piano
La Regione, nelle prossime settimane, approverà il Piano delle Infrastrutture che cerca di mettere a fuoco le priorità imprescindibili, ma la sensazione è che si faccia sempre un passo avanti e due indietro. Con un’inchiesta a puntate, il Corriere Adriatico traccerà un quadro sullo stato dell’arte dei principali collegamenti delle Marche ancora nel limbo.
Lo spiraglio nel 2020
Un primo spiraglio di luce si era visto nel 2020 quando, in era Ceriscioli, venne firmato il protocollo d’intesa tra ministero delle Infrastrutture, Rfi, Regioni Marche e Umbria, che ha permesso a Ferrovie di redigere il progetto di raddoppio almeno tra Castelplanio e Fabriano, suddiviso in 3 lotti: Fabriano Pm228-Genga, Genga-Serra San Quirico e Serra San Quirico-Castelplanio. Quando poi il Pnrr ha fatto planare mezzo miliardo di euro nelle Marche proprio per finanziare la Orte-Falconara, sembrava essere arrivata la manna dal cielo. Quei soldi sembravano la chiave di volta per sbloccare finalmente anche altre risorse e completare un’opera fondamentale per l’Italia in generale, dato che è la direttrice trasversale che unisce i due mari. E in un primo momento è stato così. Nel Contratto di programma 2022/2026 tra Mit e Rfi erano infatti stati inseriti 336 milioni di euro per finanziare il terzo lotto, da sommare ai 456 destinati al secondo. Un balzo in avanti nella direzione giusta, che però si è bloccato a metà.
L’appalto per il lotto 2 è andato a gara con le risorse del Pnrr e l’aggiudicazione è prevista entro ottobre, con obbligo di finire il cantiere per il 2026 imposto dal serrato cronoprogramma del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il lotto 3, invece, non è stato altrettanto fortunato: con un colpo di spugna il Mit ha tolto dal Contratto di programma 330 milioni dalla Orte-Falconara, definanziando così il tratto. Con questo raddoppio “monco”, il recupero in termini di tempo di percorrenza verso Roma è di circa 10 minuti. In sostanza, non copre neanche i frequenti ritardi che si verificano nella tratta a binario singolo. Un vuoto che si punta a colmare il prossimo anno, quando il Contratto di programma verrà rifinanziato. Ma intanto, la Orte-Falconara subisce l’ennesima battuta d’arresto.
Il commento
E parliamo del segmento di raddoppio con le progettazioni a livello più avanzato. Figuriamoci quando riusciremo a vedere quelle che ancora non sono neanche sulla carta come nel caso dei tratti tra Fabriano e Foligno e di Terni Spoleto. «Non esiste un motivo valido per l’operazione di definanziamento: il progetto del lotto 3 è al termine - puntualizza Lorenzo Catraro, tra gli esperti che contribuirono alla stesura del Protocollo nel 2020 -.Piuttosto i problemi vengono dai Ministeri che impiegano troppo tempo nel dare i pareri. Inoltre é stato detto, in maniera molto ambigua, che questi fondi saranno “rimodulati”, ossia rimessi, ma senza dire dove si prenderanno e quando». Belle domande ancora senza risposta.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico