Fascicolo della procura antiterrorismo su Franceschi, marchigiano a Kobane

Karim Franceschi
ANCONA - La Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Ancona ha aperto un fascicolo sulle dichiarazioni rese alla stampa da Karim Franceschi, il giovane di Senigallia,...

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ANCONA - La Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Ancona ha aperto un fascicolo sulle dichiarazioni rese alla stampa da Karim Franceschi, il giovane di Senigallia, di madre marocchina e padre italiano, che raggiunse Kobane per combattere come volontario contro l'Isis e che ha raccontato questa sua esperienza in un libro. Emerge dalla relazione annuale della Dna.


L'interesse investigativo - si legge nella relazione - si è incentrato in particolare sul percorso fatto dal giovane per raggiungere Kobane, e sulle modalità seguite per accreditarsi nelle file dei curdi, «con verifica della credibilità delle sue dichiarazioni e dell'eventuale esposizione a rischio di avvicinamento in Italia da parte di terroristi islamici».

Altri procedimenti sempre in materia di antiterrorismo hanno riguardato richieste di intercettazioni da parte della Digos di Ancona e Macerata in seguito ad accertamenti svolti, per fatti avvenuti a Civitanova Marche, su simpatizzanti del gruppo jihadista tunisino Ansar Al Sharia.

Analoga richiesta di intercettazioni è stata fatta per una persona residente a Porto Sant'Elpidio che su Facebook aveva «ripetutamente manifestato la sua conversione all'Islam e simpatia per la corremte integralista e filo jihadista".


LA CRIMINALITA' NELLE MARCHE E' ETNICA
Nelle Marche si sono inseriti «in maniera progressivamente più penetrante, gruppi criminali di matrice etnica». I «sodalizi che continuano a manifestare maggior attivismo» sono quelli «di etnia albanese, nigeriana, cinese, magrebina, con quelli romeni che hanno acquisito la gestione di sempre maggiori porzioni di territorio». È quanto emerge dalla relazione annuale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo relativa al Distretto di Ancona.

Si tratta di «gruppi criminali che, seppur ancora organizzati in maniera non scientifica, stanno progressivamente conquistando considerazione sempre maggiore nella gerarchia criminale regionale. Ormai particolarmente temibili per numero, capacità di rigenerazione, potenzialità organizzative e radicamento territoriale, sono i gruppo albanesi. Meno appariscenti, ma assolutamente da non sottovalutare in proiezione futura per i loro consolidati collegamenti internazionali sono le organizzazioni cinesi e nigeriane». In costante crescita numerica, i gruppi di origine romena.

Nella relazione viene esaminata anche la situazione del porto, «luogo di transito privilegiato per le organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina», in particolare di siriani e iracheni, per lo più di origine curda, afghani e pakistani. Il fenomeno, però, intenso tra il 2008 e il 2013, è in flessione, con un calo ulteriore nei primi sei mesi del 2015. Riguardo al comparto economico, «il quadro congiunturale sicuramente sfavorevole comporta un potenziale rischio per l'infiltrazione della criminalità organizzata, che potrebbe ambire all'acquisizione della gestione diretta e/o indiretta , attraverso l'impiego di capitali illecitamente accumulati, di alcune realtà regionali».


Le Marche sono anche interessate dalla realizzazione di grandi opere, cine la Quadrilatero e la terza corsia dell'A14, che vendono monitorate perchè «non siano oggetti di tentativi di infiltrazione».

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Corriere Adriatico