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ANCONA Marche al palo sulle liste di attesa. Il piano operativo di recupero delle prestazioni prioritarie non erogate durante la pandemia non ha dato i risultati programmati. Nel 2022, la nostra regione ha recuperato solo il 54% delle prestazioni sanitarie saltate, ben al di sotto della media nazionale del 65%, arrivando 14esima tra le regioni italiane. Per la Corte dei conti «il dato offre una immagine netta di come la crisi sanitaria abbia contribuito ad aumentare le differenze di performance tra aree del Paese».
Le differenze
Una difformità palese nelle tre tipologie di prestazioni giudicate prioritarie dal Ministero della Salute.
La spesa
Mentre le Regioni hanno speso in media il 69% dei fondi a disposizione, la nostra regione solo il 36% dei 12,8 milioni assegnati. Infine, è pari a zero la percentuale di committenza alle strutture private accreditate nelle Marche a fronte di una media italiana del 29%. I dati sono sotto la lente d’ingrandimento dei nuovi direttori generali delle Ast, dell’Aou Torrette e dell’Inrca e, a breve, dovranno fornire una relazione specifica su richiesta dell’assessorato sui dati di recupero delle prestazioni sanitarie in funzione ad ogni provincia e presidio. «Inoltre - i distinguo dell’assessore Filippo Saltamartini - ci sono delle discrepanze. Ci risulta che la quota destinata ai privati (1,6 milioni) in realtà sia stata totalmente spesa mentre per quella per il pubblico, ci sono stati medici che, stremati da due anni di Covid, hanno preferito rinunciare alle prestazioni aggiuntive. Recentemente hanno visto un incremento fino a 100 euro l’ora rendendo più appetibili le prestazioni medesime». Quanto alla percentuale del 20% di adesione agli screening, «le Aziende assicurano di aver spedito l’82% di inviti ma vi è stata scarsa adesione. Sarà necessario rivedere le modalità di informazione - ammette l’assessore -. Da luglio 2022 abbiamo messo in piedi un gruppo per le liste di attesa e le cose sicuramente sono migliorate. Nei contratti dei nuovi dirigenti, è stata inserita la clausola di risoluzione dei contratti stessi per il mancato raggiungimento degli obiettivi Lea».
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Corriere Adriatico