Sulle nomine dell’Erap Di Ruscio si “ammutina” e sfida la giunta regionale: nervi tesi nell'ultimo incontro del Cda

Sulle nomine dell’Erap Di Ruscio si “ammutina” e sfida la giunta regionale: nervi tesi nell'ultimo incontro del Cda
ANCONA La nomina sulla poltrona che scotta. Un incidente diplomatico che si consuma in casa centrodestra - e, più specificamente, tra esponenti di Fratelli d’Italia -...

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ANCONA La nomina sulla poltrona che scotta. Un incidente diplomatico che si consuma in casa centrodestra - e, più specificamente, tra esponenti di Fratelli d’Italia - che vede sullo sfondo il rinnovo dei vertici nei presidi provinciali dell’Erap, l’Ente regionale per l’abitazione pubblica. A dare fuoco alle polveri è il presidente del consiglio di amministrazione Saturnino di Ruscio, che avrebbe mal digerito alcune delle decisioni in merito prese dalla Regione e, in particolare, quella sulla segreteria dell’ente. 

 


La premessa


La premessa della diatriba è contenuta nella delibera del 26 luglio con la quale la giunta designa il segretario ed i responsabili dei presidi provinciali. Con comunicazione dell’assessore competente Guido Castelli, sono stati individuati come dirigenti l’avvocato Sabrina Tosti alla segreteria, Maurizio Urbinati (ex segretario generale) quale responsabile del presidio di Pesaro Urbino, Franco Ferri ad Ancona, Ettore Pandolfi a Macerata, Sauro Vitaletti a Fermo e Stefania Di Lorenzo ad Ascoli Piceno. A mandare su tutte le furie Di Ruscio sarebbe stata in particolare la scelta di Tosti (dal 2001 al 2021 nell’avvocatura del Comune di Ascoli Piceno) per il ruolo di segretaria generale, posizione che il presidente avrebbe voluto affidare a Vitaletti. Ne è nato uno scontro feroce con Castelli che si è consumato lunedì durante il vertice tra l’assessore ed il cda dell’Erap convocato proprio per discutere delle nomine. Lo statuto dell’ente prevede infatti che ad indicare i dirigenti di presidio e della segreteria sia la giunta, che poi lo comunica al cda «per la nomina, nonché per la verifica dell’insussistenza di cause di inconferibilità e di incompatibilità», ricorda la delibera 961. E la comunicazione è caduta proprio lunedì, facendo deflagrare la bomba. Si racconta di nervi tesissimi durante l’incontro, con Di Ruscio che avrebbe provato ad “ammutinarsi” rispetto alla scelta promossa dalla giunta. Una giunta che, vale la pena ricordarlo, è guidata da un governatore (Acquaroli) di FdI ed esprime un assessore alle Partecipate (Castelli) anch’egli di Fdi. Stesso partito in cui milita Di Ruscio.


Il precedente


Ma non è la prima volta che il presidente dell’Erap si scontra con il suo stesso gruppo politico. Nell’agosto del 2021 firmò, insieme a quattro quote rosa del partito, una lettera di fuoco all’indirizzo dell’allora commissario regionale Emanuele Prisco, del governatore, degli assessori e consigliere regionali e dei referenti provinciali. In quel caso, il nodo gordiano aveva riguardato, tra le altre cose, «la contraddizione di un partito che, guidato da una donna a livello nazionale, emargina le militanti a livello locale, a volte addirittura dileggiandole con atteggiamenti maschilisti», bacchettava la missiva. Uno screzio subito rientrato. Poi, nel marzo 2022, è stato nominato presidente dell’Erap e finora era filato tutto liscio. Adesso la nuova grana, con il braccio di ferro alle porte del Ferragosto che la giunta non si aspettava. E benché la decisione sulle nomine spetti alla Regione, il mal di pancia di Di Ruscio non è passato inosservato.

 

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Corriere Adriatico