Pd, è arrivata la sveglia dei big: «Il partito regionale non c’è più». Morani: «A San Benedetto e Castelfidardo risultati deludenti»

L'onorevole Alessia Morani
ANCONA - Se nei grandi Comuni italiani è andato oltre le aspettative, nelle Marche non ha brillato e l’analisi del voto in casa dem si traduce in un fuoco incrociato...

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ANCONA - Se nei grandi Comuni italiani è andato oltre le aspettative, nelle Marche non ha brillato e l’analisi del voto in casa dem si traduce in un fuoco incrociato interno, in puro stile Partito democratico. In particolare, è sulla Caporetto registrata a San Benedetto del Tronto che piovono le bordate più sonore, con il sindaco di Pesaro e responsabile del coordinamento dei sindaci per il Pd, Matteo Ricci che spara a zero sui due ex primi cittadini Paolo Perazzoli e Giovanni Gaspari, rei di aver «spaccato il fronte» a causa di «rancori e personalismi. In una tornata elettorale in cui il centrosinistra ha vinto quasi ovunque in Italia, dobbiamo assistere a questa debacle, frutto di una strategia folle. Ho un unico rimpianto: non aver chiesto al segretario nazionale Enrico Letta di commissariare il Pd sambenedettese». 

 

 


L’accusa
Accuse di fuoco che si stemperano nelle parole del segretario regionale dimissionario Giovanni Gostoli, circoscritte al più diplomatico «rimane l’amarezza per San Benedetto, dove si è persa una grande occasione per riconquistare la città. Fino alla fine, abbiamo provato ad unire il campo del centrosinistra e ad allargare la coalizione al M5s, ma sono prevalse logiche locali, portando solo ad una divisione che ha fatto male a tutti». Per il resto, conta i punti della propria metà campo, ricordando che «partivamo da molti Comuni dove eravamo all’opposizione, dunque non era la tornata elettorale più semplice per noi, ma abbiamo riconfermato tutte le realtà dove governavamo (ad eccezione di Montegranaro) con miglioramenti sia nel Pesarese che nell’Anconetano».


Le performance


Meno indulgente l’occhio della deputata dem Alessia Morani, che osserva come «a San Benedetto e Castelfidardo i risultati siano molto deludenti. Era abbastanza prevedibile visto lo stato di salute del partito. Nelle città in cui abbiamo avuto le performance migliori, come Bologna e Milano, il Pd viaggia sul 35%. Qui invece non c’è più un partito a livello regionale: dobbiamo iniziare al più presto una nuova stagione, altrimenti continueremo a commentare risultati negativi». La fase congressuale che si aprirà tra fine ottobre ed inizio novembre – per venerdì è calendarizzata l’assemblea regionale per avviare l’iter – dovrà dare queste risposte. «Ci dobbiamo muovere – incalza il deputato Mario Morgoni –. Nelle Marche la situazione è in chiaro scuro: ancora non c’è un segno di inversione di tendenza rispetto a quanto avvenuto nelle elezioni Regionali del 2020. C’è una difficoltà importante che attraversa sia il Pd che il centrosinistra, fermi politicamente dallo scorso anno. Lo testimonia anche il caso di Porto Recanati, dove la destra è stata sconfitta da una lista dove non c’era il Pd». Per Silvana Amati, presidente dell’assemblea regionale «abbiamo tenuto una galassia di piccoli Comuni e, nella provincia di Ancona, a Cupramontana e Camerano abbiamo riconfermato il governo della città. A San Benedetto e Castelfidardo, dove la situazione era oggettivamente difficile, non essere arrivati al ballottaggio è un peccato. Per il Pd segnano uno stato non di benessere». Gira l’obbiettivo sull’altra metà campo il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Maurizio Mangialardi, che pone l’accento sul «dato importante della frenata del centrodestra. C’è da riflettere su come ci siamo presentati a San Benedetto, ma è anche un segnale preciso rispetto al sindaco uscente, che deve andare al ballottaggio».

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Corriere Adriatico