Dieta mediterranea, il Laboratorio Piceno contesta la Regione: «Noi custodi del tesoro, esclusi dal Comitato»

Lando Siliquini durante un'iniziativa sulla dieta mediterranea
ANCONA - L’amarezza è grande come l’impegno che da 11 anni, giorno dopo giorno, i componenti del Laboratorio Piceno dedicano alla promulgazione di una delle...

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ANCONA - L’amarezza è grande come l’impegno che da 11 anni, giorno dopo giorno, i componenti del Laboratorio Piceno dedicano alla promulgazione di una delle più importanti anime che caratterizzano le Marche: la dieta mediterranea. Nei giorni scorsi la giunta regionale ha formalizzato i componenti del Comitato che si occuperà fino al termine del mandato legislativo di promuovere e monitorare gli interventi su quello che nel mondo è considerato un vero e proprio stile di vita. E nell’elenco non figura nemmeno un rappresentante del Laboratorio. «Disattenzione o altro?», si domanda Adolfo Leoni, giornalista, co-fondatore e portavoce dell’associazione fermana, dopo avere letto l’anticipazione sul Corriere Adriatico. 

 
La vicenda
«Per undici anni, con fondi propri - cioè dei componenti -, il Laboratorio Piceno della dieta mediterranea ha lavorato per far capire alle Marche di possedere un tesoro nascosto. Un tesoro che può diventare - e sta diventando - un nuovo motore di sviluppo». Cosa è stato fatto dal 2012 ad oggi? Incontri, Fiere della Qualità per dare vetrina ai piccoli produttori, volumi, una partecipazione ad Expo Milano nel 2015. «Abbiamo anche sostenuto quattro edizioni (quest’anno una nuova a maggio) dell’International student competition a cui prendono parte 13 università europee. Per non parlare della legge per la valorizzazione della dieta mediterranea del 2018, che è stata promossa e appoggiata dall’ex assessore regionale Cesetti, dall’ex consigliere Giacinti e da dieci consigli comunali».


La critica
Una legge, ricorda Leoni, votata all’unanimità dal consiglio regionale. «Ma il Laboratorio ha anche creato una rete di 60 piccoli/grandi produttori di “cose buone”, concesso gratuitamente un marchio registrato ai comuni. Ed ora la Regione - non si capisce bene chi - scopre la dieta mediterranea e forma un Comitato di saggi da cui è esclusa ogni componente del Laboratorio: per esempio il dottor Paolo Foglini già primario di Diabetologia a Fermo, e il dottor Lando Siliquini, presidente». Non è solo il mancato riconoscimento del lavoro decennale del Laboratorio Piceno della dieta mediterranea - si legge sulla pagina Facebook del Laboratorio stesso - ma la scelta di ignorare il Fermano, la terra dove fu svolta la ricerca del Seven Countries Study all’origine della dieta mediterranea. Tra i componenti del Comitato infatti ci sono docenti delle università di Urbino, Macerata e Camerino, esperti dell’Asur, esponenti della Camera di commercio e delle associazioni dei consumatori. Ma dalla provincia fermana nessuno. 


L’appunto


Il dottor Lando Siliquini, presidente dell’associazione, arriva al nocciolo della questione: «È positivo che la Regione si sia accorta delle grandi potenzialità dell’argomento (che riguarda un po’ tutti i settori e i relativi assessorati: dall’agroalimentare all’ambientale, dal sanitario al turistico, dal culturale allo scientifico). Ma avere ignorato il ruolo e la rappresentanza del Laboratorio Piceno della Dieta Mediterranea è il vero tallone di Achille di tutta l’operazione». Secondo Siliquini, che è stato anche sindaco di Montefortino ed autore di diversi volumi sui Sibillini « l’assenza di coloro che tutto questo hanno ricordato, evidenziato e promosso per anni a livello nazionale e internazionale, e della competenza maturata e dimostrata sull’argomento, rischia di rendere limitata o sterile l’intera attività del Comitato».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico