Donati, primario di terapia intensiva: «In rianimazione tre posti liberi, la pressione sta diminuendo ma dobbiamo scendere ancora»

Abele Donati
Dottor Abele Donati, coordinatore regionale delle Rianimazioni e primario della clinica Rianimazioni nell’azienda ospedaliera di Torrette, dopo settimane sotto pressione,...

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Dottor Abele Donati, coordinatore regionale delle Rianimazioni e primario della clinica Rianimazioni nell’azienda ospedaliera di Torrette, dopo settimane sotto pressione, l’impennata dei ricoveri sembra aver rallentato la sua corsa: inizia a vedersi la luce anche nel suo reparto?


«Abbiamo notato una lieve diminuzione della pressione, ma ancora dobbiamo scendere per tornare ad una situazione di pseudo normalità».

 

 
Al momento quanti degenti avete in terapia intensiva? 
«Ci sono 29 pazienti ricoverati, a fronte di tre posti tornati liberi».
Una situazione ancora molto delicata, dunque.
«Sì. Il miglioramento si vede, già da un paio di settimane, soprattutto nel pronto soccorso, dove gli accessi sono decisamente diminuiti».
L’età media dei pazienti che arrivano in Rianimazione si è abbassata in questa terza ondata? 
«Forse un po’ si è abbassata, ma non abbiamo notato una grande differenza. Magari perché siamo il punto di riferimento delle Marche per quel che riguarda il trattamento con l’ossigeno extra corporeo: questo fa sì che i pazienti più giovani, da sottoporre a trattamento, li mandino da noi. Ci sono comunque anche settantenni, che non sono vaccinati. E la prevalenza è nettamente maschile».
Il paziente più giovane che avete ricoverato in terapia intensiva in questa ondata?
«Un paziente di 29 anni, senza altre patologie».
A livello di severità della malattia, avete notato differenze rispetto ai ricoveri dello scorso anno?
«Sì, nella seconda e nella terza ondata ci è sembrata più severa rispetto alla prima».
Anche più letale? 
«Per stabilire questo dovremo vedere i dati e verificare se c’è una differenza significativa. Tracceremo un bilancio alla fine, ancora non è possibile dirlo».
Dobbiamo aspettarci una quarta ondata? O si può ipotizzare che il peggio sia alle spalle?
«Mi auguro che, anche se ci fosse una quarta ondata – cosa che non possiamo escludere –, comunque non raggiunga i livelli della terza».
La campagna vaccinale in corso diventa fondamentale in questo senso .
«Esatto. Nel caso ci fosse una nuova ondata, non dovrebbe essere con questi numeri, anche in virtù delle vaccinazioni che si stanno facendo».
Numeri elevati che conoscete bene: la terza ondata ha visto soprattutto l’ospedale di Torrette nell’occhio del ciclone, con un flusso di ricoveri sostenuto e costante.
«Sì, tra fine febbraio ed inizio marzo c’è stata una notevole pressione sulla struttura ed abbiamo dovuto mandare molti malati soprattutto a Marche Nord. Una situazione ribaltata rispetto a quanto avvenuto nella prima ondata».
Le vacanze di Pasqua, con gli strappi alle regole che inevitabilmente si saranno verificati, potrebbero tradursi in un contraccolpo su contagi e ricoveri nei prossimi giorni? Un po’ come fu a Natale? 
«Spero non ci siano grosse ripercussioni. Il periodo natalizio era stato abbastanza lungo e, tutto sommato, non era stato lì il problema. Il peggioramento si era sentito qualche settimana dopo il ritorno in zona gialla».
Restare in zona arancione ci permette di mantenere quel minimo vantaggio ottenuto sul virus nell’ultimo periodo, dunque.


«Mi rendo perfettamente conto che c’è anche un discorso economico in ballo, quindi non possiamo restare chiusi a vita. Per questo mi auguro che si acceleri sulle vaccinazioni in modo tale che si possa gradualmente riaprire».

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Corriere Adriatico